CALVI RISORTA – Nell’udienza di pochi giorni fa, nell’ambito del procedimento per la maxi evasione fiscale, intestazione fittizia e false fatturazioni che si celebra con il rito abbreviato davanti al gup Carla Sarno del tribunale di Napoli, c’è stata la requisitoria dei pubblici ministeri dell’Antimafia. Hanno chiesto:
10 anni per l’imprenditore Antonio Luca Iorio,
7 anni per l’imprenditore Antonio Caliendo,
4 anni per Ersilia Carano,
6 anni per Gaetano Marrapese,
4 anni e sei mesi per Alfonsina Russo,
1 anno e otto mesi per Maria De Gaetano,
assoluzione per Nicolino Iorio,
La pubblica accusa contesta un giro di false fatturazioni tese a evadere il fisco oltre a movimenti illeciti di denaro su conti correnti aperti in tutta Europa. Si tornerà in aula per ascoltare le tesi difensive degli imputati.
L’inchiesta:
Le accuse contro gli indagati sono pesantissime, la Procura Antimafia di Napoli, non ha dubbi: Luca Antonio Iorio ed altri indagati hanno operato anche nell’interesse della camorra, specificamente del clan dei Casalesi. Luca Antonio Iorio e Gaetano Marrapese operavano nel settore del trattamento e smaltimento rifiuti, mediante la Ambienta srl, società che si poneva in diretta continuazione della Casertana Recuperi srl, società già amministrata dal medesimo Antonio Luca Iorio e destinataria di provvedimenti interdittivi antimafia da parte del Prefetto di Caserta nel 2009 e 2010. Tali misure interdittive erano state adottate perché la Casertana Recuperi srl era in precedenza partecipata dal 2003 e comunque controllata da Vincenzo Abbate, condannato con sentenze irrevocabili per partecipazione ad associazione camorristica fino al 2003 e per concorso esterno in associazione di tipo camorristico fino al 2010, in quanto socio di fatto di Michele Zagaria ed imprenditore dì fiducia del clan a lui facente capo nei settori dell’edilizia e del trattamento rifiuti. Così, secondo l’ipotesi accusatoria della Procura Antimafia, venivano elusi i precedenti provvedimenti interdittivi antimafia, nell’interesse della del clan dei Casalesi, che continuava a disporre di una delle sue articolazioni imprenditoriali.
Un movimento di denaro di oltre 11 milioni di euro accertato solo in due anni di indagini. Lo hanno stabilito gli investigatori durante l’inchiesta coordinata dalla Dda di Napoli. Una inchiesta che ha portato, questa mattina, all’arresto di 8 persone, fra loro importanti nomi dell’imprenditoria dell’Agro Caleno.
Il giudice per le indagini preliminari ha disposto gli arresti in carcere per Antonio Caliendo, 38enne di Casal di Principe, e Luca Antonio Iorio, 49enne di Calvi Risorta.
Lo stesso giudice per le indagini preliminari ha deciso gli arresti con il beneficio dei domiciliari Gaetano Marrapese, 49enne di Pastorano; Ersilia Carano, 59enne di Casal di Principe; Nicola Ferri, 69enne di San Marcellino; Nicolino Iorio, 79enne di Calvi Risorta e padre di Luca Antonio; Alfonsina Russo, 34enne di Casal di Principe; Silvana Delia Corvino, 68enne di Casal di Principe e madre di Antonio Caliendo.
Oltre agli arresti la Procura ha disposto il sequestro preventivo per oltre 11 milioni di euro. Nel “bottino” della Guardia di Finanza sono finite anche auto di lusso come Lamborghini e Ferrari. Secondo l’accusa della Procura la società Ambienta, gestita di fatto Luca Antonio Iorio che era di fatto la continuazione della Casertana Recuperi, colpita da interdittiva Antimafia. Dalla società gestita da Iorio Luca Antonio i soldi passavano ad altre aziende come la Caliendo Appalti srl, Edil Scavi srls, Geca Costruzioni Scavi srls, Three Sister. Tutte società ritenute dalla pubblica accusa “società cartiera”. Le fiamme gialle hanno individuato in Ersilia Carano, Silvana Delia Corvino, Nicola Ferri, Alfonsina Russo, Edilizia Carano srls, Dbs Costruzioni Scavi srls (già Europa Scavi srls), in coloro che effettuavano il prelievo del contante ed eseguivano poi, anche, bonifici su conti esteri.