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PIGNATARO MAGGIORE / SANTA MARIA LA FOSSA – Camorra, confisca definitiva dei (700 milioni) agli eredi dell’imprenditore legato ai Casalesi

PIGNATARO MAGGIORE / SANTA MARIA LA FOSSA – Il tesoro di Dante Passarelli resta allo Stato, lo ha stabilito la Cassazione rigettando il ricorso presentato dagli eredi del “re dello zucchero”; Giovanni, Davide, Franco e Gianluca, avevano tentato di ribaltare l’ordinanza della Corte di Appello di Napoli. I beni di cui si è trattato in udienza riguardavano immobili a Castel Volturno e Villa Literno, acquistati prima del 1988, anno in cui è stata segnalata la pericolosità sociale di Dante Passarelli, considerato vicino alla fazione Schiavone del clan dei Casalesi. Secondo quanto accertato da un ingegnere nominato dagli eredi di Passarelli, i beni non avevano subito modifiche e attività edilizia e, quindi, sarebbero dovuti restare nelle disponibilità della famiglia, non essendo in alcun modo legati al rapporto tra Dante Passarelli e la criminalità. Per quanto riguarda, invece, tre società di famiglia confiscate, la Ipam, la tenuta agricola La Balzana e la srl Immobiliare Bellavista, gli eredi di Dante Passarelli avevano riportato nel ricorso le dichiarazioni del custode giudiziario, il quale avrebbe segnalato che le società erano controllate dai figli e che, quindi, si trattava di aziende di origine lecita.
Dante Passarelli, riferimento economico-finanziario dell’organizzazione camorristica dei Casalesi, morì il 4 novembre 2004, cadendo, in circostanze non chiare, da una terrazza priva di recinzione, proprio mentre si avviava a conclusione innanzi alla Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere il processo Spartacus 1 nei confronti dei principali esponenti del sodalizio e dello stesso Dante Passarelli. I beni caduti oggi in confisca furono valutati all’epoca del sequestro, avvenuto 8 aprile 2010, circa 700 milioni di euro. In particolare, la misura cautelare reale riguardava le società IPAM (con annesso zuccherificio, uno dei più importanti in Italia negli anni 90) e la società “Immobiliare Bellavista”, all’interno delle quali erano inseriti centinaia di beni immobili, tra cui appartamenti, fabbricati e terreni e l’azienda agricola “Balzana” (ex Cirio) dell’estensione di centinaia di ettari, nel cui acquisto, negli anni ’90, intervenne l’organizzazione criminale dei Casalesi per una cospicua parte.  L’azienda agricola “La Balzana”, peraltro, era stata frequentemente utilizzata dai vertici del sodalizio criminale come base logistica per ospitare latitanti o per spedizioni di morte nei territori circostanti Cancello e Arnone.

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