MIGNANO MONTE LUNGO – Nella scuola “Fuoco” di Mignano Monte Lungo, il 23 Ottobre 2024, la riunione sindacale della CGIL ha messo a nudo tutta l’insoddisfazione degli insegnanti e lo sfogo di una maestra che ha svelato di aver anticipato il pensionamento: “Lascio la scuola che mi vorrebbe come un robot, ho chiesto il pensionamento anticipato, e non sono l’unica.” Emerge il ricordo di una scuola democratica, che è esistita fino agli anni Novanta. Quando direttori didattici e presidi, prima ancora dell’insegnante, avevano il rispetto della persona e il rispetto più assoluto della libertà d’insegnamento sancita dall’articolo 33 della Costituzione Italiana. L’avvento della scuola azienda ha portato in “dote” i dirigenti scolastici. Veri e propri manager d’azienda il cui compito principale è quello di far rispettare le leggi che regolano l’azienda attraverso direttive precise e c’è davvero chi lo fa con una pratica individuale e narcisistica. Quest’ultimi non mirano al benessere e al rispetto dei docenti come persone, ma li considerano come semplici esecutori dei mandati direttivi, che possono riguardare anche la didattica. Vi soni giornalisti che promuovo l’autorevolezza degli insegnanti nell’opinione pubblica, ma altri (non appartenenti all’informazione scolastica) nei loro articoli o in tv citano la bravura e lodano le capacità delle dirigenti scolastiche nel realizzare progetti o altro, come se fossero le dirigenti a entrare ogni mattina in aula e ad avere un rapporto empatico, intellettuale ed educativo con gli alunni. In questo genere di scuola azienda totale è come se le insegnanti si fossero vaporizzate, come se non esistessero più. Ma vi sono continue e inutili riunioni scolastiche e costanti impegni burocratici, che hanno il peso stressante di un secondo lavoro (non retribuito). In questo contesto un professore ha citato le riforme “Brunetta” e “Madia” del 2009, riguardanti i procedimenti disciplinari dei pubblici dipendenti, già prima della “Buona scuola” di Renzi (2015). Il sindacalista Luca Paradiso ha precisato che l’atteggiamento negativo verso la scuola è trasversale ai politici e ha provato a fare la parte del “diavolo” ricordando che nei collegi docenti spesso si delibera senza che gli stessi insegnanti capiscano davvero cosa approvano. “E no!” ha concluso la maestra in uscita dalla scuola: “Chi è prossima alla pensione come me e non parla è complice. Ma le insegnanti che hanno ancora anni di insegnamento davanti, non dico che le giustifico ma le capisco, temono le possibili ripercussioni del dirigente. Esiste troppa disparità tra il potere dirigenziale e la capacità d’incidere nella gestione della scuola dei docenti ed è di questo malessere che pervade l’istituzione più importante che devono farsi carico i sindacati della scuola.”
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