AVERSA – Truffa un’anziana simulando il rischio di un arresto del figlio, giovane arrestato e accusato di estorsione. Nell’ambito di un’attività di indagine diretta dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, i carabinieri di Aversa hanno eseguito un’ordinanza di applicazione della custodia cautelare agli arresti domiciliari, con applicazione del braccialetto elettronico, emessa dall’Ufficio del gip del Tribunale di Napoli Nord, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di I.C.P., 25 anni, residente ad Aversa, attualmente detenuto, gravemente indiziato di estorsione aggravata in danno di un’anziana donna di 88 anni. Il provvedimento scaturisce dalle immediate indagini avviate a seguito della ricezione della denuncia sporta in data 11 maggio dall’anziana signora, la quale, mentre era sola in casa, riceveva una telefonata sulla sua utenza domestica da un soggetto che impersonava al telefono il direttore della sua banca di fiducia. Questi le riferiva che avrebbe dovuto pagare a un suo collaboratore, che sarebbe successivamente giunto presso l’abitazione della donna sita ad Aversa, un’ingente somma di denaro per evitare la carcerazione di suo figlio. La vittima riceveva successivamente una telefonata da un soggetto che si fingeva proprio suo figlio e che confermava tutto quanto riferito dal direttore, approfittando in tal modo della vulnerabilità dell’anziana. La donna, per evitare l’arresto del figlio, ha consegnato la somma contante di 25.000 euro, nonché vari monili in oro, al complice che si era recato poco dopo presso l’abitazione della vittima e che, dopo aver prelevato il tutto, immediatamente si allontanava. L’attività investigativa, svolta anche attraverso la visualizzazione delle immagini estrapolate dai sistemi di videosorveglianza pubblici e privati, ha permesso di identificare la persona sottoposta alle indagini, che veniva successivamente riconosciuta anche dalla vittima. Le successive indagini hanno permesso di ricostruire a carico dell’indagato un grave quadro indiziario, costituito in particolare dall’analitica e dettagliata ricostruzione delle fasi del delitto così come emerse dalla denuncia sporta dalla vittima, dall’analisi dei tabulati di traffico telefonico delle utenze in uso alle persone sottoposte alle indagini, dall’analisi dei sistemi di videosorveglianza pubblici e privati, nonché dal rinvenimento dell’abbigliamento indossato dall’indiziato al momento della commissione del reato presso l’abitazione della vittima. All’indagato viene contestato il reato di estorsione aggravata, secondo una più recente interpretazione sostenuta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli Nord e accolta dal Giudice per le Indagini Preliminari, alla luce dell’orientamento espresso da ultimo dalla Corte di Cassazione, che qualifica la condotta di cui è accusata la persona sottoposta alle indagini come di natura estorsiva, non riconducendola alla meno grave ipotesi di truffa aggravata.