SPETTACOLI – Giggione e la caduta epica a Baia Felice: una canzone per celebrarla (ma il salto di qualità è caduto pure lui)

SPETTACOLI (di Tommasina Casale)  – Se cadere sul palco può distruggere una carriera, Giggione ha deciso che no, piuttosto la risolleva (o almeno ci prova). Quel tonfo spettacolare a Baia Felice, dove una tavola del palco ha ceduto sotto i suoi piedi mentre cantava in glorioso playback, lo ha fatto finire sotto il palco, ma direttamente sopra tutte le classifiche dei meme virali. Il pubblico che prima lo seguiva nelle piazze delle sagre paesane ora può rivivere la sua discesa negli inferi digitali da ogni angolazione possibile, grazie ai video che rimbalzano senza pietà sui social. E il bello? La canzone andava avanti, mentre lui cadeva giù come una rockstar mancata. Non era una performance: era arte contemporanea. E ora Giggione, da vero stratega, ha capito che quando la vita ti butta giù dal palco, tu ci scrivi sopra una canzone. Un inno alla caduta che, a detta sua, potrebbe segnare il “salto di qualità” della sua carriera. E se vi aspettate qualcosa di diverso dalle sue solite melodie che impazzano alle sagre, vi fermiamo subito: la musica è sempre quella, quella che fa ballare sotto la luna a suon di porchette e fuochi d’artificio. Ma facciamo due conti. Davvero questa caduta potrebbe farlo passare dalle piazze ai grandi palcoscenici, magari con un invito a Sanremo? Magari no. Nemmeno tra le hit dell’estate, a voler essere onesti. Più che un “salto di qualità”, sembra un salto nel vuoto. Un vuoto bello profondo. Però, c’è da dire che Giggione ha dimostrato una cosa: la capacità di trasformare una rovinosa figuraccia in una trovata di marketing che, almeno per qualche giorno, gli ha regalato la notorietà che non ha mai avuto nei decenni di carriera tra le sagre.E anche se non vediamo il futuro di Giggione nelle arene dei grandi concerti, possiamo comunque dire che ha colto il senso della vita (e del palco), quando cadi, fai in modo che tutti ti guardino. E se riesci a farlo col playback che non si interrompe nemmeno quando precipiti, tanto di cappello.