Politica (di Tommasina Casale)- oggi, alla festa dell’unità del Sannio il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, è salito sul palco della Festa per tirar fuori il peggio di sé. O, se vogliamo essere più precisi, per mettersi in mostra con il suo ormai classico “show” dai toni sempre più violenti e scomposti, questa volta puntando il dito contro l’eurodeputato Sandro Ruotolo e il deputato Stefano Graziano, senza mai nominarli. Tra un “cafone” e un riferimento a “miseria umana”, De Luca si è cimentato nel suo sport preferito, sparare a zero su chiunque osi mettere in dubbio il suo operato. Non è mancato neanche il contorno di parolacce, d’altronde, perché limitarsi quando si può dare libero sfogo alla propria vena creativa? Questo stile di “comunicazione diretta”, che aveva guadagnato al presidente una certa popolarità durante il lockdown (ricordate il lanciafiamme?) ora sembra però aver perso un po’ di smalto. La verve comica che, all’epoca, faceva ridere milioni di italiani nei siparietti di Maurizio Crozza, ora appare sempre più forzata e stanca. Anche perché
una battuta è divertente la prima volta, ma quando si va avanti così per anni, diventa solo un disco rotto. Chi era alla Festa dell’Unità del Sannio avrà avuto l’impressione di assistere non a un comizio politico, ma alla versione sbiadita di uno show di cabaret andato fuori moda. Solo che stavolta non c’era Crozza a parodiare De Luca, c’era proprio De Luca, a parodiare se stesso. Ma la vera domanda è: chi è De Luca, oggi? Un leader regionale che, anziché proporre soluzioni o visioni per il futuro, si aggrappa disperatamente al microfono, convinto che qualche insulto colorito e una buona dose di urla possano ancora catturare consensi. La realtà però è ben diversa, dietro le quinte, la sensazione è che il tempo degli show sia finito e che De Luca sia diventato l’uomo braccato che cerca di salvarsi con l’ultimo, disperato colpo di teatro. Forse, il presidente De Luca non ha ancora capito che il pubblico non ride.