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Sessa Aurunca – Monsignor Cirulli e l’ammonizione formale, un richiamo morbido che sembra quasi un atto dovuto

Sessa Aurunca (di Tommasina Casale )- La diocesi di Sessa Aurunca è stata recentemente scossa da una serie di polemiche interne scatenate da alcune lettere aperte e post su Facebook in cui alcuni sacerdoti hanno criticato l’ex vescovo, Monsignor Orazio Francesco Piazza, attualmente a capo della diocesi di Viterbo. Nonostante l’esplosività della situazione, l’attuale vescovo, Monsignor Giacomo Cirulli, ha risposto con un intervento che, pur essendo un richiamo formale, ha avuto toni insolitamente morbidi, quasi come se fosse un atto dovuto più che un rimprovero sentito. Le tensioni sono emerse quando Don Lorenzo Albano, ex parroco di Cellole e oggi a Baia Felice, ha pubblicato una lettera in cui attaccava duramente Mons. Piazza, accusandolo di essere più un politico che un pastore di Dio. Don Lorenzo  ha colto l’occasione della recente cittadinanza onoraria concessa a Piazza dal sindaco di Sessa Aurunca per dare voce a vecchi rancori, denunciando come l’ex vescovo lo avesse più volte mortificato. Le parole del sacerdote  hanno innescato un’ondata di solidarietà da parte di altri sacerdoti, che hanno a loro volta criticato Mons. Piazza, anche attraverso post su Facebook. Tra questi, spicca la lettera di Don Carlo Fiorenza, che ha replicato gli stessi toni polemici. La situazione si è rapidamente trasformata in una questione pubblica, amplificata dai social media.

Di fronte a questo clima di malcontento crescente, Monsignor Cirulli è intervenuto, ma lo ha fatto con toni sorprendentemente concilianti. Pur richiamando i sacerdoti al rispetto dovuto al successore degli Apostoli e mostrando la sua solidarietà a Mons. Piazza, la sua lettera non ha avuto il carattere severo di una vera ammonizione. Piuttosto, l’intervento di Cirulli è apparso come un richiamo di ufficio, un atto formale che il vescovo sembrava consapevole di dover fare, ma senza una reale intenzione di colpire duramente i suoi sacerdoti. Il vescovo ha espresso amarezza per il fatto che questioni personali siano state trattate in pubblico sottolineando  il clamore mediatico scaturito, ma il suo invito si è limitato a chiedere ai sacerdoti di astenersi dall’uso dei social media per affrontare tali questioni. Niente sanzioni, niente richiami espliciti, solo un appello alla discrezione.  Un intervento che, se letto tra le righe, sembra voler dire: “dovevo farlo, ma non c’è bisogno di spingere oltre”.

Forse, per Cirulli, queste tensioni erano latenti da tempo e l’episodio della cittadinanza onoraria concessa a Mons. Piazza ha solo dato il via a ciò che molti già aspettavano di dire. L’intervento di Cirulli, quindi, appare come un atto formale, un passaggio obbligato per riportare la calma in diocesi, senza però affondare il colpo contro i suoi sacerdoti. La scelta di non entrare nel merito delle accuse, limitandosi a invitare alla riflessione e alla preghiera, dimostra una strategia più pacificatrice che autoritaria. Cirulli ha preferito far abbassare i toni, invitando i preti a fermare la discussione pubblica, ma senza censurare apertamente la sostanza delle loro lamentele. Nella sua lettera, il vescovo ha esortato la comunità a pregare e digiunare, facendo eco all’invito di Papa Francesco per la pace nel mondo, un chiaro tentativo di spostare l’attenzione su temi più elevati. Il suo richiamo alla misericordia, citando il passo evangelico “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso”, riflette un desiderio di stemperare le tensioni senza esasperarle. Il suo approccio morbido e conciliante suggerisce che, sebbene fosse suo dovere intervenire per placare la tempesta, probabilmente non è stato poi così infastidito dalle critiche emerse. In fin dei conti, la sua lettera lascia intendere un sottile messaggio: “Vi siete sfogati? Ora possiamo andare avanti”.

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