TEANO – La prima domanda che un cittadino si pone, leggendo la relazione annuale sull’esito dei controlli successivi di regolarità amministrativa e contabile espletati nell’anno 2023, a firma del segretario comunale, è: non dovrebbe essere proprio il segretario comunale il garante della legalità e della correttezza degli atti? Probabilmente sì. Di certo la relazione a firma del segretario comunale è un atto di accusa forte contro l’amministrazione comunale teanese e contro l’intera macchina amministrativa sidicina. Alla luce di taler relazione quali azioni intende assumere il sindaco Gianni Scoglio?
Dagli atti controllati sono emerse diverse irregolarità come la mancata dichiarazione sul conflitto di interessi, mancata attestazione verifica regolarità contributiva, mancata attestazione verifica regolarità fiscale, mancato invio in amministrazione trasparente, mancato rispetto dei termini di pagamento, non si applica il principio di rotazione, manca una motivazione appropriata sulla congruità del prezzo affermando unicamente che esso è congruo ma senza uno studio, seppur semplificato, delle lavorazioni necessarie e del prezziario regionale.
Gestione dei rifiuti:
Una grave criticità viene evidenziata in merito all’affidamento del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti, le tre determinazioni sono state esaminate assieme in quanto evidenziano la stessa principale criticità. In presenza di un contratto per l’affidamento del servizio di igiene urbana scaduto, non prorogabile, si è provveduto ad effettuare tre affidamenti diretti distinti per la gestione del servizio. L’operato evidenzia, in primis, scarsa capacità di programmare ed organizzare l’attività d’ufficio. Era noto da tre anni che il contratto di igiene urbana sarebbe scaduto ed – a prescindere dalle difficoltà create dal nuovo codice dei contratti, entrato in vigore proprio a cavallo della scadenza – era possibile programmare l’avvio di una nuova gara. L’operato esaspera quanto già segnalato dall’ANAC con la Nota di definizione ai sensi dell’articolo 21 del Regolamento sull’esercizio dell’attività di vigilanza in materia di contratti pubblici. Un’applicazione strumentale degli affidamenti diretti determina elusione dell’ambito di applicazione del codice dei contratti e, in particolare, delle procedure ordinarie ivi disciplinate. E’ da ritenersi illegittimo infatti il frazionamento elusivo di un appalto avente lo scopo di sottrarlo alle diverse procedure stabilite dal codice per le diverse soglie di affidamenti. Il divieto di frazionamento di un appalto assurge, infatti, a principio generale, avente la finalità di sottrarre da indebite ed arbitrare scelte di “comodo” l’affidamento diretto di commesse che richiedono procedure di evidenza pubblica.
Principali criticità riscontrate e suggerimenti per migliorare l’attività gestionale
Nell’ambito dei controlli interni operati, a campione, sugli atti del 2023, si è potuto appurare che in buona parte delle determine si afferma che il provvedimento viene inviato al Sindaco ed al Segretario Generale, o formulazioni simili. Tuttavia, nessuna determina né in forma cartacea, né in modalità informatica è stata inviata al sottoscritto. Un primo passo verso il miglioramento nella gestione degli atti presupporrebbe quindi di dare effettiva attuazione a quanto viene dichiarato nel provvedimento. Oppure di non attestare ciò che poi non viene effettivamente fatto.
L’attività procedimentale dell’ente, in materia di appalti pubblici, è stata oggetto di un’ampia attività di ricognizione e verifica delle procedure per gli anni 2017, 2018, 2019, 2020, 2021. Nella comunicazione ANAC emergono delle irregolarità o, comunque, viene descritto un modus operandi che è sintomatico di cattive gestioni: assenza di programmazione, ricorso eccessivo agli affidamenti diretti e violazione del principio di rotazione in primis. Nella comunicazione, nell’ambito di un’attività di controllo complessiva, emerge chiaramente un distorto uso dell’affidamento diretto che appare formalmente corretto, nell’esame dei singoli atti, ma complessivamente illecito, nell’ambito di una visione complessiva.
Non corretta applicazione della disciplina in materia di conflitto di interessi.
In una molteplicità di determine, manca la dichiarazione sul conflitto di interessi ai sensi dell’art. 6-bis della L. 241/1990 e degli artt. 6 e 7 del DPR 62/2013. La dichiarazione sul conflitto di interessi, non è una formula di stile, ma un adempimento sostanziale con la quale, il funzionario competente, preliminarmente valuta la possibilità di adottare un determinato provvedimento amministrativo o anche solamente di compiere una certa attività endoprocedimentale. L’attività compiuta in situazioni di conflitto di interesse può avere delle conseguenze gravissime, sul piano amministrativo, contabile ed anche penale. Pertanto, è necessario che i dipendenti, prima di compiere qualsiasi attività procedimentale, verifichino l’esistenza di conflitti di interesse, anche potenziali.
Tracciabilità dei flussi finanziari.
In moltissimi casi si è potuto constatare che nelle determine di affidamento e liquidazione manca l’indicazione del conto corrente dedicato, ai sensi dell’art. 3 della L. 136/2010. Da attività di audit interno, si è potuto verificare che la dichiarazione del conto dedicato viene comunque gestita.
Affidamento di servizi di supporto agli uffici
Nel corso dell’anno 2023 si è fatto ricorso ad affidamenti di servizi di supporto agli uffici a causa delle note carenze di personale. Si è trattato, presumibilmente, di affidamenti necessari a garantire la funzionalità minima degli uffici a fronte di una scopertura di cranico quasi totale ed a fronte del mancato turn-over, dopo le cessazioni del personale assunto con la L. 285/1977. Pur non essendo riscontrabile nell’ordinamento un divieto assoluto di affidare all’esterno attività di supporto agli uffici o di consulenza specialistica, è necessario che gli affidamenti dettaglino precisamente l’oggetto della prestazione, affinché non diventino contratti di lavoro simulato. Negli atti esaminati, la specificazione dell’oggetto è apparsa carente.