CELLOLE – Si è svolta questa mattina l’udienza preliminare del processo a carico dell’uomo accusato di aver ucciso e bruciato, circa un anno fa, il professore Pietro Caprio. L’imputato Angelo Gentile, 84 anni, attraverso il suo legale di fiducia ha gridato la sua innocenza evidenziando una serie di circostanze e fatti che mostrano lacune e incongruenze nelle indagini come, ad esempio, la presenza di una terza macchina che entra nella strada dove fu ucciso Caprio. Perché gli investigatori per lungo tempo hanno sostenuto che in quella strada erano entrate solo le auto di Caprio e di Gentile? Poi Gallo, difensore di Gentile, ha messo evidenza altri punti oscuri delle indagini e della vicenda. Al termine dell’udienza il giudice per l’udienza preliminari si è riservato la decisione. Quasi sicuramente Gentile sarà rinviato a giudizio in Corte di Assise.
Gentile – presente in aula nonostante le conseguenze di una caduta subita ieri – proclama la sua innocenza, continua ad affermare di essere vittima di un errore giudiziario e che non aveva alcuna ragione per uccidere il suo amico Pietro Caprio. La procura poggia l’accusa su pochi elementi certi, in particolari sui risultati delle analisi eseguite dai carabinieri del RIS sul cappello di Angelo Gentile – cappello che indossava il giorno del delitto – sono state trovate abbondanti tracce di polvere da sparo. Le analisi, quindi, sono una conferma importante alle ipotesi accusatorie mosse dai carabinieri del nucleo operativo, guidati dal capitano Russo, a carico dell’82enne agricoltore di Cellole. Le indagini, coordinate dai Procuratori Fiore ed Esposito, hanno sempre puntato l’indice contro Angelo Gentile, ritenendolo unico responsabile dell’atroce delitto consumato lo scorso 4 novembre 2023 in una zona periferica della rinomata località turistica Baia Domizia
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