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Giuliano Cipro e Giovanni Lombardi

CALVI RISORTA – Comune, il ministro Piantedosi: Lombardi & C pedine della camorra

Calvi Risorta – “… un  quadro  di  diffusa  illegalità evidenziando altresì che numerosi elementi  emersi  in  sede  penale denotano la forte permeabilità mafiosa dell’ente dovuta al  contesto criminale del territorio in cui insistono diverse  fazioni  del  clan dei casalesi…”. E’ uno dei passaggi che si leggono nella relazione firmata dal ministro Piantedosi inviata al Presidente della Repubblica con cui si motiva la decisione di sciogliere l’amministrazione comunale guidata dall’ex sindaco Giovanni Lombardi.

La relazione del ministro:
Nel Comune di Calvi Risorta (Caserta), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 12 giugno 2022, sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata che compromettono la libera determinazione e l’imparzialità dell’amministrazione locale, nonché il buon andamento ed il funzionamento dei servizi con grave pregiudizio dell’ordine e della sicurezza pubblica. Le risultanze  di  un’attività  di  monitoraggio  avviata  dalla prefettura di Caserta nel mese di marzo  2023  a  seguito  di  alcuni esposti  inviati  da  un  consigliere  comunale  di  Calvi   Risorta, unitamente agli esiti dell’attività investigativa  condotta dalla procura della Repubblica – direzione distrettuale antimafia di Napoli nell’ambito  di  una  indagine  giudiziaria  concernente   l’illecito affidamento di taluni appalti di opere pubbliche a imprese ritenute contigue al clan dei casalesi, hanno evidenziato possibili  forme  di condizionamento   dell’amministrazione   comunale   da    parte    di organizzazioni criminali;  pertanto,  il  prefetto  di  Caserta,  con decreto del 18 gennaio 2024, la cui durata  è  stata  prorogata  per ulteriori tre mesi, ha disposto l’accesso presso il suddetto comune per gli accertamenti di rito, ai sensi dell’art. 143,  comma  2,  del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. Al termine del predetto accesso,  la  commissione  d’indagine  ha depositato le proprie conclusioni sulle cui risultanze il prefetto di Caserta, sentito il comitato provinciale per l’ordine e la  sicurezza pubblica in data 28 maggio 2024, consesso integrato per  l’occasione con la  partecipazione del  procuratore  aggiunto  della  Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua  Vetere  e  del  procuratore aggiunto della  direzione  distrettuale  antimafia  di  Napoli,   ha trasmesso l’allegata relazione, che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si dà atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti e indiretti degli amministratori locali con la criminalita’ organizzata di  tipo  mafioso  e  su  forme  di  condizionamento  degli   stessi, riscontrando, pertanto, i presupposti per l’applicazione delle misure di cui al citato art. 143 del decreto legislativo n. 267/2000. Nel territorio di Calvi Risorta, cosi come in quello dei comuni viciniori della provincia  di  Caserta,  risultano  operativi  gruppi criminali affiliati all’organizzazione di tipo mafioso denominata «camorra», appartenenti in particolare alla c.d. «area casalese»,  la cui  pervasiva  presenza  si  è  manifestata  nell’ente  soprattutto attraverso la partecipazione di alcuni imprenditori legati ai cennati gruppi malavitosi a gare di appalti pubblici, riuscendo ad  ottenerne l’aggiudicazione   attraverso   il   condizionamento   dei   processi decisionali.
Cio’ emerge, chiaramente,  dalle  risultanze  giudiziarie  e  dal contenuto dell’ordinanza di custodia cautelare  emessa  dal  Gip  del tribunale di Napoli nei confronti dell’allora responsabile  dell’area tecnica,  destinatario  di  arresti  domiciliari,   già  dipendente comunale a tempo determinato e di due imprenditori ritenuti  contigui a una locale cosca camorristica con l’applicazione per questi ultimi della custodia cautelare in carcere. I suddetti risultano indagati,  tra  l’altro,  per  il  reato  di turbata   libertà  degli    incanti    in    concorso  aggravato dall’agevolazione mafiosa anche se detta aggravante e’ stata  esclusa dal  giudice  per  le  indagini  preliminari  per  l’ex  responsabile dell’area tecnica in sede di applicazione delle misure cautelari. A carico dei suddetti imprenditori risulta, altresì, un’altra pendenza giudiziaria per la quale sono stati rinviati a giudizio per il delitto di cui all’art. 416-bis c.p. Parallelamente   alla  sopracitata inchiesta,   la   direzione distrettuale antimafia di Napoli ha avviato altre indagini che si sono concretizzate in un altro procedimento penale in cui sono coinvolti in particolare il sindaco, il vicesindaco e un assessore comunale indagati, a vario titolo, ciascuno per diverse fattispecie di reato, tra cui anche quelle previste agli articoli 353 (turbata libertà degli incanti) e 378 c.p. (favoreggiamento personale). Risulta, altresì, coinvolto nella stessa indagine  anche  un libero professionista che ha avuto  incarichi  dal  Comune  di  Calvi Risorta e che ha legami parentali  con  il  primo  cittadino.  A  tal riguardo, si precisa che in ordine al sopracitato procedimento penale e’ stato emesso nei confronti degli indagati  avviso  di  conclusione  delle indagini ex art. 415-bis c.p.p., in particolare per il  sindaco in riferimento ai delitti previsti dagli articoli 110,  353-bis  cpv. (turbata liberta’ del procedimento  di  scelta  del  contraente  con  l’aggravante ex 416-bis 1 c.p. (metodo mafioso), e per il vicesindaco in riferimento ai delitti di cui agli articoli 61, n.  9  (abuso  dei poteri) e 378 c.p. (favoreggiamento personale) con l’aggravante  ex, art. 416-bis 1 c.p. (metodo mafioso).
Proprio riguardo ai  fatti  oggetto  di  indagine,  la  relazione prefettizia ha sottolineato il ruolo  assunto  dal  sindaco  e  dagli altri componenti della giunta comunale,  i  quali  si  sono  ingeriti nelle scelte gestionali relative agli affidamenti di lavori  pubblici con lo scopo di favorire imprenditori ritenuti contigui  ad  ambienti della criminalita’ organizzata. Infatti, nella relazione del  prefetto  di  Caserta  viene  fatto riferimento al caso che  vede  coinvolti  il  primo  cittadino  e  un assessore comunale indagati per  la  vicenda  che  ha  riguardato  un imprenditore, «gia’ gravemente indiziato di essere contiguo  al  clan dei casalesi» e, percio’, sottoposto a custodia cautelare in  carcere nel febbraio 2021, la cui impresa era stata oggetto  di  interdittiva prefettizia nel novembre 2020. Dall’esame dei fatti e’ emerso che  il primo cittadino  e  l’allora  tecnico  comunale  avevano  fissato  un incontro  con  il  suddetto  imprenditore  «al  fine  di   concordare l’affidamento di taluni appalti indetti dall’ente»,  affidamenti  poi non ottenuti ma compensati, come emerge dai contenuti  dell’ordinanza cautelare,  con  una  diversa   commessa   assegnata   a   un’impresa controllata dallo stesso soggetto. I fatti sopradescritti sono significativi  di  una  modalita’  di gestione del Comune di Calvi Risorta connotata  da  una  «contiguita’ soggiacente» degli amministratori anche se,  nel  caso  concreto,  il citato  imprenditore  non  e’  risultato   affidatario   dei   lavori promessigli  dal  sindaco,  appalti  che  comunque  sono  stati   poi assegnati a imprese anch’esse  ritenute  contigue  alla  criminalita’ organizzata. L’attivita’ ispettiva si e’ soffermata «sui rapporti di  amicizia e frequentazione» tenuti dal sindaco di Calvi Risorta con la famiglia di un altro imprenditore  «notoriamente  contiguo  alla  criminalita’ organizzata». Duraturo e intenso il rapporto di natura personale  con il  predetto  soggetto  controindicato,  le  cui  imprese  e   quelle riferibili al suo contesto familiare sono state interessate  sin  dal 2009 da provvedimenti ostativi antimafia che hanno superato  in  ogni grado di giudizio il vaglio del giudice amministrativo.  A cio’ si aggiunge che gli esiti di una  recente  indagine  della direzione distrettuale antimafia di Napoli, sfociata in un’ordinanza, cautelare del 2 febbraio 2024 con  la  quale  e’  stata  disposta  la misura  della  custodia  cautelare  in  carcere   per   il   suddetto imprenditore, hanno  confermato  gli   stretti   legami   conservati dall’operatore  economico  con  la  criminalita’  organizzata,   come dimostrano le imputazioni  di  reati  aggravati  ai  sensi  dell’art. 416-bis 1 c.p., ovvero della finalita’ di agevolare  una  fazione  di uno dei principali clan  della  camorra  casertana.  Inoltre,  assume particolare significato il fatto che la misura cautelare applicata e’ stata confermata anche dal tribunale del riesame. Nel contesto del rapporto  di  «amicizia»  con  la  famiglia  del citato imprenditore si colloca l’atteggiamento  accondiscendente  e/o omissivo mantenuto nel tempo dall’ente locale in ordine alla  vicenda che riguarda un evidente abuso  edilizio  in  una villa  di  recente costruzione di proprieta’ e dimora  effettiva  del  nucleo  familiare dell’imprenditore; atteggiamento sintomatico degli organi politici  e gestionali del Comune di Calvi Risorta che rivela la permeabilita’  e l’assoggettamento  dell’ente  locale  agli  interessi   di   soggetti contigui al crimine organizzato. Gli  elementi  raccolti   dalla   commissione   d’accesso   hanno consentito   di   evidenziare    ulteriormente    la    permeabilita’ dell’amministrazione  comunale  da  parte  del  crimine   organizzato interessato ad infiltrarsi nella gestione della  cosa  pubblica  e  a condizionarne i processi decisionali per l’acquisizione  di  commesse pubbliche. L’attivita’ ispettiva si e’ estesa temporalmente ed ha analizzato anche il periodo 2017/2022, riferibile alla precedente  consiliatura, acquisendo  altri  elementi  utili  per  la  valutazione  complessiva dell’azione politico-gestionale posta in essere dall’ente  locale  in una   perfetta   continuita’   amministrativa.    Le    due    ultime amministrazioni  elette,  entrambe  condotte   dallo   stesso   primo cittadino con la presenza di molte delle stesse figure apicali  nella direzione dell’ente locale e la conferma di buona parte degli  stessi consiglieri  costituiscono  elementi,  fatti   e   comportamenti   da ritenersi assolutamente idonei e pertinenti per  assumere  rilievo  e valenza  sintomatica  anche  nell’attuale   situazione   politica   e amministrativa del Comune di Calvi Risorta.
La relazione  della  commissione  d’indagine  ha  evidenziato  un quadro di sostanziale compromissione dei principi di buon andamento e di   imparzialita’   dell’ente   locale,   tendenzialmente    svilito nell’esercizio delle proprie funzioni, non di rado canalizzate  verso il soddisfacimento di interessi di soggetti vicini alla  criminalita’ organizzata, verso i quali «l’amministrazione comunale non  solo  non ha saputo porre argini ma si e’ ad essa  conformata  mediante  azioni e/o  condotte  omissive  che  hanno  consentito,  quantunque  in  via mediata, la fraudolenta aggiudicazione degli  appalti  di  lavori  in favore di imprenditori dell’area casalese». A  titolo  esemplificativo   della   compromissione   dell’azione amministrativa  posta  in  essere  dall’ente  locale,  la   relazione prefettizia fa riferimento ad alcune procedure di  gara  indette  dal Comune di Calvi Risorta tra gli anni 2019 e  2020,  aventi  tutte  un notevole  valore  economico,  nelle   quali   risulta   evidente   il condizionamento     delle     locali     consorterie     sull’operato dell’amministrazione comunale. In particolare, sono state attenzionate le procedure d’appalto – oggetto di indagine anche da parte dell’autorita’ giudiziaria per  il coinvolgimento, come sopra evidenziato, dell’ex tecnico comunale e di due, operatori economici – relative  ad  assegnazioni  in  favore  di societa’  riconducibili   ai   predetti   due   imprenditori   aventi collegamenti con la criminalita’ organizzata e  rinviati  a  giudizio per il delitto di cui all’art. 416-bis  c.p.  (associazione  di  tipo mafioso) nell’ambito  del  procedimento  penale  n.  2606/14  la  cui udienza e’ fissata per il prossimo 24 settembre. Le gare in questione hanno  riguardato  i  lavori  di  adeguamento   e   di   manutenzione straordinaria della viabilita’ comunale e di collegamento con  strade sovracomunali, nonche’ i lavori di ristrutturazione  edilizia  di  un complesso scolastico,  commesse  aggiudicate  «grazie  a  un  sistema fraudolento» messo in atto dall’allora responsabile dell’area tecnica comunale. La relazione prefettizia, anche  basandosi  su  risultanze  di indagini – nel caso  specifico  anche  di  dati  acquisiti  da  mezzi tecnici di prova esperiti nell’ambito di indagini operate all’interno dell’ufficio tecnico comunale  alla  presenza  dell’ex  dirigente  di quell’ufficio e degli operatori economici  risultati  poi  affidatari dei  lavori  –  pone  in  rilievo   la   sostanziale   illegittimita’ dell’incarico assegnato al predetto dirigente comunale, assunto,  per volonta’ del primo cittadino, a tempo determinato ai sensi  dell’art. 110 TUOEL per il periodo dal 5 ottobre 2020 al 14  dicembre  2021,  e cio’ soprattutto per la  sostanziale  inconferibilita’  dell’incarico attribuito  in  quanto  al   momento   dell’assunzione   il   tecnico individuato aveva gia’  svolto  numerosi  incarichi  professionali  – peraltro assegnati in violazione del principio di rotazione  ex  art. 36, decreto legislativo n. 50/2016  –  per  conto  dell’ente  locale. Inconferibilita’ che poi e’ stata di fatto asseverata anche dall’ANAC con delibera del 30 marzo 2022.  Riguardo  specificamente  all’appalto  di  lavori  stradali,   la commissione d’indagine ha rilevato forme di  condizionamento  mafioso in riferimento alle procedure di approvazione di una variante tecnica e suppletiva in corso  d’opera,  provvedimento  che  a  giudizio  del consulente nominato dall’autorita’ indagante  non  sarebbe  legittima «nel senso che le situazioni  ivi  descritte  non  erano  affatto  da considerare impreviste e imprevedibili». A questo proposito, la relazione prefettizia  ritiene  verosimile che la variante  d’opera  sia  stata  predisposta  al  solo  fine  di contenere il valore originario dell’appalto in modo da tenerlo  sotto la soglia comunitaria di un milione di  euro,  soglia  che  se  fosse stata superata avrebbe richiesto  la  procedura  aperta  ex  art.  60 decreto legislativo n. 50/2016,  anziche’  quella  negoziata  di  cui all’art.  36  del  citato  decreto  legislativo,  procedura  di  gara effettivamente adottata dall’ufficio comunale, che ha  consentito  al responsabile  del  settore  tecnico  di  aggiudicare  i  lavori   con determina dirigenziale, limitando  la  scelta  a  quindici  operatori economici  sorteggiati,  come  rilevato  dall’autorita’   giudiziaria indagante, in modo fraudolento. Ulteriori criticita’  sono  state  rilevate  nell’affidamento  in subappalto ad altra impresa, da parte di una delle ditte sopracitate, dei lavori di pavimentazione stradale e posa in opera di conglomerato butiminoso; cio’ in quanto la predetta  societa’  aggiudicataria  non aveva espressamente indicato di voler subappaltare parte dei lavori e di conseguenza non poteva essere concessa la relativa  autorizzazione comunale  alla  sub-commessa.
Come   evidenziato   nella   relazione prefettizia «In altri termini;  nella  fattispecie  in  disamina,  il subappalto non era autorizzabile, in quanto, l’allora  vigente  comma 4, lettera c)  dell’art.  105  del  decreto  legislativo  n.  50/2016 prevedeva che l’autorizzazione (…)  potesse  essere  concessa  solo qualora  la  prestazione  da  subappaltare   fosse   stata   indicata dall’appaltatore in sede di offerta». Illegittimita’ del subappalto che  si  cumula  alla  «contiguita’ mafiosa che connotava e connota tuttora  la  subappaltatrice»,  ditta che recentemente  e’  stata  raggiunta  da  interdittiva  prefettizia emessa il 12 febbraio 2024 dalla prefettura di Roma  –  provvedimento ostativo sospeso in sede di ricorso al Tar Lazio – e che  nell’aprile 2024 e’ stata ammessa al controllo giudiziario,  ai  sensi  dell’art. 34-bis del decreto legislativo n. 159/2011, per  un  periodo  di  tre anni. Inoltre, viene segnalata anche un’altra procedura illegittima  di subappalto,  anch’essa  inficiata  dalle  interferenze,   dirette   o indirette, della criminalita’ organizzata, che rivela un contesto nel quale emergono e predominano, anche nella fase di esecuzione di opere affidate, le imprese controindicate facilitate da condotte illecite o omissive da parte degli organi tecnici del Comune di Calvi Risorta. Altra  procedura  di  pubblico  appalto   segnalata   dall’organo ispettivo  e’  quella   relativa   all’affidamento   di   lavori   di manutenzione straordinaria e di messa in  sicurezza  di  un  impianto sportivo comunale, commessa  per  la  quale  l’ente  ha  indetto  una procedura negoziata ex art. 36, comma 2, del decreto  legislativo  n. 50/2016, restringendo arbitrariamente  la  competizione  a  sole  tre imprese tutte aventi legami con un noto clan camorristico  casertano. Anche in questo caso la gestione di fatto della gara e’ stata diretta e  controllata  dall’ex  responsabile   dell’area   tecnica   nonche’ assegnatario di numerosi altri incarichi tecnici comunali, nonostante nel caso specifico il dirigente responsabile ad interim  dell’ufficio fosse altro dipendente che, in sede di audizione alla commissione  di indagine, ha riconosciuto che  gli  atti  di  gara  relativi  a  tale procedura e sottoscritti dal medesimo sono  stati  tutti  predisposti dal piu’ volte citato tecnico comunale operante in  questo  specifico caso come supporto al Responsabile unico del procedimento (RUP).  Cosi’  anche  nell’affidamento  del  servizio  di  trattamento  e depurazione delle acque reflue comunali affidato piu’ volte, sin  dal2012,  a  una  ditta   rivelatasi   infiltrata   dalla   criminalita’ organizzata, ditta che dal luglio 2017 al marzo 2018 ha continuato a gestire il servizio nonostante fosse stata raggiunta da  interdittiva prefettizia emessa il 22 maggio  2017  dalla  prefettura  di  Napoli.
Peraltro,  tale  servizio  risulta  affidato  alla   predetta   ditta controindicata tramite l’emanazione di tre ordinanze  contingibili  e urgenti emesse dal sindaco di Calvi Risorta sulla  base  di  asserite emergenze (il 6 luglio, il `2 ottobre e il 28 dicembre 2017) per,  un importo complessivo dei lavori pari a 49.500 euro. A tal riguardo, la relazione prefettizia, nel precisare che comunque la predetta impresa ha dato comunicazione dell’intervenuta interdittiva solo nel febbraio 2018, sottolinea come «lo stato di disfunzione  amministrativa  e  di mala  gestio  abbia  di  fatto   favorito   un’impresa   colpita   da interdittiva antimafia». Vengono rilevate criticita’ anche nelle procedure di assegnazione della gestione del campo sportivo  comunale  nel  periodo  2018/2020, atto effettuato «in assenza di qualsivoglia avviso  pubblico»  a  una associazione il cui presidente pro-tempore e’ stretto parente di  un noto esponente di una locale  cosca  camorristica;  cosi’  anche  per l’affidamento di un bene  confiscato  alla  criminalita’  organizzata dato in  gestione  a  un  operatore  commerciale  sulla  base  di  un regolamento comunale  palesemente  in  contrasto  con  la  previsione dell’art. 48 del decreto legislativo n. 159/2011. A tal riguardo, il prefetto di Caserta ha rilevato che  «Cio’  si traduce in una evidente elusione della finalita’ tipica che connota i beni confiscati alla criminalita’  organizzata,  la  quale,  come  e’ noto, e’ quella di garantirne la destinazione sociale». Dall’esame della relazione della commissione  di  indagine  e  di quella prefettizia emerge un quadro dell’ente locale nel quale  viene rappresentata   la   totale   assenza   di   legalita’    dell’azione amministrativa posta in essere e uno e  stato  di  precarieta’  degli uffici comunali, da cui conseguono le irregolarita’ gestionali  sopra menzionate   e   un   preoccupante    livello    di    compromissione dell’amministrazione comunale nel suo complesso che si  sostanzia  in una grave mala gestio della cosa pubblica. In particolare, i  contenuti  delle  menzionate  relazioni  hanno evidenziato la sussistenza di concreti, univoci e rilevanti  elementi su    collegamenti    diretti    o    indiretti    tra     componenti dell’amministrazione   locale   ed   esponenti   della   criminalità organizzata di tipo mafioso. Tali elementi, come gia’ evidenziato, sono stati oggetto di esame e valutazione nel corso del Comitato provinciale per  l’ordine  e  la sicurezza pubblica.  In  tale  sede  il  procuratore  aggiunto  della Repubblica presso il tribunale di  Santa  Maria  Capua  Vetere  e  il procuratore  aggiunto  della  direzione  distrettuale  antimafia   di Napoli, nel concordare sulla proposta di scioglimento del  consiglio comunale, hanno sottolineato come, dall’analisi della relazione della commissione  d’accesso,  emerga  un  quadro  di  diffusa  illegalita’ evidenziando altresi’ che numerosi elementi  emersi  in  sede  penale denotano la forte permeabilita’ mafiosa dell’ente dovuta al  contesto criminale del territorio in cui insistono diverse  fazioni  del  clan dei casalesi.
Le  circostanze,  analiticamente  esaminate  e   dettagliatamente riferite nelle predette relazioni, hanno  evidenziato  una  serie  di condizionamenti dell’amministrazione comunale di Calvi Risorta  volti a  perseguire  fini  diversi  da  quelli  istituzionali   che   hanno determinato   lo   svilimento   e   la   perdita   di    credibilita’ dell’istituzione locale, nonche’ il pregiudizio degli interessi della collettivita’,  rendendo  necessario  l’intervento  dello  Stato  per assicurare la riconduzione dell’ente alla legalita’.    Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l’adozione del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Calvi Risorta (Caserta), ai sensi dell’art. 143 del decreto legislativo  18  agosto 2000, n. 267. In  relazione  alla  presenza  ed  all’estensione  dell’influenza criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi. (Il Ministro dell’interno: Piantedosi)

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