TEANO – ”Come e’ andata li”’. ”E’ andata benissimo, la ventarella c’era”. E’ in un questo scambio di battute via cellulare tra due pastori, intercettate dagli investigatori della Forestale di Caserta subito dopo il vasto rogo che interessò alcune colline fra Caserta, Teano e Francolise. E’ il nocciolo dell’indagine ”Terra Bruciata”, che portò al fermo per tre episodi di incendi dolosi di altrettanti allevatori di ovini, gli italiani Angelo Vaiuso e Angelo Affinita di 54 e 56 anni e l’albanese trentatreenne Saimir Musej.
Ora quella vicenda arriva a conclusione con la decisione assunta di giudici della Corte di Cassazione che hanno confermato le condanne per Angelo Affinita e Angelo Vaiuso ritenuti entrambi responsabili di una serie di incendi boschivi nel 2012 a Casertavecchia, Teano e Francolise. Nel 2022 la Corte d’Appello di Napoli aveva riconosciuto Affinita responsabile per due dei tre incendi contestati riducendo la sua pena a quattro anni e 10 mesi per intervenuta prescrizione di uno dei reati. Vaiuso, invece, era stato condannato a cinque anni per il suo ruolo di istigatore e complice. Il ricorso presentato da Affinita, per mezzo dei suoi legali, è stato considerato inammissibile dalla Suprema Corte che ha ritenuto infondate le sue argomentazioni tra le quali la contestazione della dinamica dell’incendio. La Corte ha ribadito, invece, che gli indizi raccolti sono sufficienti per confermare la responsabilità di Affinita. Respinto anche il ricorso di Vaiuso.
La vicenda nel 2012:
I roghi sono avvenuti tutti ad agosto, nel periodo piu’ caldo dell’emergenza incendi: il primo proprio a Casertavecchia, a pochi chilometri dal capoluogo, il secondo e il terzo a Teano e Francolise il 27 e 28 agosto. Lo scopo era ottenere una rapida ricrescita dell’erba fresca, che rappresenta il miglior cibo per gli ovini. In tutto sono andate in fumo aree dell’estensione di 327mila metri quadrati poste in zone di grande interesse paesaggistico e turistico. Che si trattasse di fatti dolosi ne erano convinti gli uomini del Corpo Forestale dello Stato guidati dal comandante provinciale Michele Capasso, tenuto conto anche del fatto che le stesse aree vanno a fuoco ogni anno; sospetti gravavano inoltre su alcuni pastori, come Angelo Vaiuso, residente a Casola, frazione di Caserta che sorge a poca distanza da Casertavecchia, recidivo, essendo già stato arrestato qualche anno fa sempre per un incendio boschivo nella stessa zona. Il suo telefono è stato messo sotto controllo già a fine luglio. Quasi ogni sera, è emerso, Vaiuso contattava Affinita, residente a San Felice a Cancello; i due discorrevano delle condizioni metereologiche, in particolare della direzione del vento prevista per il giorno dopo, in modo da decidere se agire o meno. E’ poi stato accertato il coinvolgimento dell’albanese Musej, pastore senza fissa dimora che operava a Teano, il cui interesse era mostrarsi disponibile verso Vaiuso in modo da ottenere un lavoro meno saltuario. Al fine di sviare le indagini, i tre non operavano mai nei territori in cui risiedevano; sarebbe stato Affinita, per esempio, a dar fuoco alla localita’ ”Monte Montone” in Casertavecchia. Molto semplice l’innesco: i tre lanciavano da un’auto verso il bosco una sigaretta accesa in cui era stato inserito un fiammifero, che prendeva fuoco dopo qualche minuto, permettendo al responsabile di far perdere le proprie tracce.