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 Reati sotto il cielo del Pd a Caserta, ma basta rimescolare le carte in attesa della Commissione di accesso

Caserta (di Anna Scardi) – Reati sotto il cielo del Pd. Si potrebbe riassumere così la politica della città di Caserta, in questa calda estate. L’attuale maggioranza a Caserta è sostenuta, in larga misura, dal Partito Democratico, oltre che dal gruppone dei Moderati che fa riferimento al consigliere regionale Giovanni Zannini. In questi giorni di agosto si sta consumando un rimpasto della giunta al Comune che sembra sottolineare il tentativo di “lavare i panni in famiglia” senza far trapelare nulla alla segreteria romana del Partito Democratico, che pure ha i suoi referenti in parlamento che non vedono né sentono. Il sindaco Pd, Carlo Marino, presidente regionale dell’Anci, è sotto processo dopo un’inchiesta nata dalla Direzione distrettuale Antimafia su appalti per la gestione di rifiuti e camorra.  Di mese in mese, il sindaco compare come primo cittadino in Comune da un lato e come imputato nel processo per il reato di turbativa d’asta per una gara da 116 milioni (con l’imprenditore Carlo Savoia), dall’altro. Circa un mese fa, una seconda indagine ha coinvolto il suo assessore Massimiliano Marzo e i vertici amministrativi del Comune (sempre su presunti appalti pilotati), ma il sindaco tiene ferma e solida la sua posizione, segna il confine della sua poltrona con “la strada maestra” piena di buche giudiziarie e non. Esponenti del partito nazionale sosterrebbero l’establishment del sindaco Marino attraverso i suoi deputati Pd, Stefano Graziano e Pina Picierno (vicepresidente all’europarlamento), sotto l’ala protettiva di Francesco Boccia, capogruppo del Pd al Senato e responsabile di enti locali della Segreteria nazionale PD. Con quest’ultimo dovrebbe aver parlato, nei giorni scorsi, proprio il sindaco Marino. Cosa ne è stato di quel colloquio? Cosa si è deciso? Di fatto, nulla si è mosso fino all’Interdittiva Antimafia nei confronti dell’azienda dell’assessore Marzo. Il Pd sembra non guardare ciò che emerge dal cilindro del Comune di Caserta, così come ha fatto durante la campagna elettorale per le europee quando i Moderati si sono scomposti appoggiando in parte Picierno e, in parte, restando fedele a Zannini.  La nota che stride è una: il Comune di Caserta se fosse retto da una maggioranza di centrodestra (con membri indagati al pari misura di quelli attuali), sarebbe già finito sotto il fuoco di fila dei moralisti di sinistra. E invece, a quanto pare, basterà un rimescolamento della giunta, anche se l’assessore al Patrimonio del Comune di Caserta, Annamaria Sadutto, si è dimessa – con intempestiva presa di coscienza del castello che stava crollando – solo all’indomani proprio dell’interdittiva Antimafia spiccata nei confronti della società dell’assessore ai Lavori Pubblici, Marzo, ora in attesa di giudizio, per aver creato e gestito (secondo la magistratura) un sistema per pilotare l’assegnazione dei lavori. Una uscita di scena, quella della Sadutto, che solletica l’idea che l’ex assessore sia stata “preservata” per un futuro più roseo. Ma intanto, ci sono già i primi nomi che dovrebbero riempire le caselle dopo l’azzeramento della giunta “attenzionata” dalla Procura. Il primo che emerge è quello di Federico Lasco, già assessore a Maddaloni, ex componente del Cda Asi e coordinatore della campagna elettorale del consigliere comunale Romolo Vignola. Uscita di scena l’ipotesi di ricollocare l’ex deputato europeo Riccardo Ventre, la giunta potrebbe essere formata da un magistrato contabile in pensione e da Lucia Esposito, ex senatrice Pd di San Nicola La Strada che prenderebbe il posto di Sadutto, d’intesa con la triade nazionale Graziano-Boccia-Picierno. Ma fra i nomi papabili per il rimpasto ci sono anche quelli di Adele Vairo e Stefania Modestino. Insomma, un modo per tornare al passato invece di guardare al futuro che potrebbe vedere, di qui a poco, la nomina della Commissione di accesso da parte del Ministero dell’Interno del ministro Piantedosi, il cui braccio operativo è la Prefettura di Caserta. Ancora una volta è la magistratura che getta le basi per scoprire meccanismi di appalti non chiari, mentre la politica interviene molto dopo con semplici mescolamenti o con scioglimenti di enti che tardano ad arrivare. Intanto, il Partito democratico non vede, ancor meno i consiglieri comunali vicini alla Lega di Salvini e a Fratelli d’Italia che dovrebbero soffiare sul fuoco e chiedere a gran voce la Commissione di accesso al Comune di Caserta. L’estate calda di Caserta cos’altro ci riserverà

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