Teano / Castelforte – Il giudice ricusato dall’imputato è stato invitato dalla Corte d’Appello a presentare le controdeduzioni all’atto di ricusazione presentato dall’imputato Giuseppe Molinaro. Questo farà slittare ulteriore i tempi del processo la cui prossima udienza potrebbe essere fissata dopo la pausa estiva quando la Corte di Appello deciderà se è legittima la ricusazione del giudice oppure no. La strategia di Molinaro appare chiara e sembra puntare ad evitare una formula di processo che potrebbe portarlo, in caso di condanna, all’ergastolo. I legali dell’ex carabiniere, reo confesso dell’assassino di Giovanni Fidaleo e del tentato omicidio di Miriam Mignano, hanno ulteriormente arricchito la richiesta di ricusazione di Lo Mastro con alcuni documenti e certificati che, rilasciati dalla struttura medica del carcere di Santa Maria Capua Vetere, sono stati considerati ininfluenti dal Tribunale di Cassino e dimostrerebbero, invece, a dire della difesa, l’incapacità dell’imputato ad affrontare il prosieguo del processo. Lo comproverebbero la necessità da parte di Molinaro di affrontare con urgenza una serie di terapie farmacologiche a causa di ulteriori patologie sopraggiunte, unitamente alla depressione. Molinaro ne soffrirebbe – a dire dei suoi legali – giù molto tempo prima della scomparsa della madre avvenuta nel 2020, a causa della quale venne sottoposto ad un visita medico legale che, disposta dall’Arma, avrebbe avuto un esito positivo.I legali di Molinaro avevano richiesto – ma inutilmente – il rito abbreviato condizionato allo svolgimento di una perizia psichiatrica anche per quanto avvenne – a loro dire – diversi anni fa. Tra il 1999 ed il 2000 Molinaro effettuò ben 530 giorni di malattia per il suo quadro psichico che, già all’epoca, non sarebbe stato più dei migliori. Nonostante tutto questo ha continuato a fare il carabinieri.
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