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Mignano Montelungo – Operaio schiacciato nel compattatore: Verdone, Iovino e Fionda sotto processo

Mignano Montelungo – Otto anni fa, esattamente il 22 giugno del 2016, la tragedia si consumo nel piazzale dove era stato collocato un compattatore utilizzato per pressare carta e cartone proveniente dalla raccolta differenziata dei rifiuti urbani. Emilio Marotta, dipendente della Proclean srl, venne risucchiato e maciullato dal macchinario. La vicenda giudiziaria nata da quei fatti non si è ancora conclusa. Oggi, infatti, c’è stato il rinvio a giudizio per tre persone accusate, a vario titolo, di aver favorito quella tragica morte. Il prossimo mese di dicembre saranno davanti al giudice del tribunale di Cassino l’ex sindaco di Mignano Montelungo, Antonio Verdone, attuale vice sindaco del paese; Lorenzino Iovino ritenuto amministratore di fatto della Proclean srl, società per cui lavorava la vittima; Fabrizio Fionda, dipendente manutentore della società Ferone che aveva consegnato al comune di Mignano il compattatore nel quale trovò la morte Emilio; compattatore che poi il comune mignanese aveva dato in comodato d’uso alla Proclean srl che si occupava della raccolta e smaltimento rifiuti. L’accusa contro i tre imputati è ampia e articolata. In sintesi, secondo l’accusa mossa dalla Procura della Repubblica di Cassino Verdone, Iovino e Fionda con diverse condotte colpose indipendenti, determinavano le condizioni organizzative operative che hanno tutte portato il lavoratore a non avere remora a salire sulla tramoggia del compattatore al fine di agevolare Io scarico dei materiali che erano rimasti ancorati al fondo del cassone ribaltato così perdendo l’equilibrio e scivolando all’interno del compattatore ove veniva agganciato dalla coclea ancora in azione che Io trascinava nel cassone di raccolta della macchina, in tal modo cagionando la morte di Marotta Emilio a seguito di devastazione corporea da grande traumatismo conseguito all’azione del compattatore.  Sarà parte civile nel processo che partirà il prossimo dicembre Antonio Marotta, difeso dall’avvocato Adriano Cortellessa, padre di Emilio. Parte civile anche Di Francesco Antonietta, madre di Emilio.

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