CAIAZZO – Non si è mai arreso, non ha mai smesso di cercare e amare la sua unica figlia. Lo ha fatto in silenzio, da lontano. Lo ha fatto con il cuore pieno di sofferenza ma con la fermezza di chi sa di avere la ragione dalla sua parte.
Dodici anni di inferno per vedersi riconoscere il diritto alla paternità della figlia e poterla abbracciare. Una storia di paternità negata che ha visto Massimo Mirto, residente a Caiazzo, dopo un decennio di vani tentativi bonari, incaricare nell’anno 2021 l’avv. Giovanni Mastroianni, affinché il suo irrinunciabile diritto fosse finalmente fatto valere dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, territorialmente competente per questo caso. Tre anni di fitta battaglia legale, in un contesto ovviamente delicatissimo, essendo in gioco non solo, ed anzi, non principalmente il diritto del padre ad essere riconosciuto tale, ma il superiore diritto della figlia ad avere contezza e coscienza delle sue radici e dell’amore incondizionato di un genitore, che sembrava essere condannato all’oblio. Ma fortunatamente così non è stato. Superate tutte le eccezioni e dubbi sollevati dalla controparte, la linearità dell’atteggiamento processuale e le prove fornite dalla difesa di Mirto Massimo hanno convinto il Tribunale sammaritano ad emanare recente sentenza, che ha quindi riconosciuto il diritto del padre a poter donare tutto il suo amore e tutto l’apporto genitoriale di cui ha bisogno ogni figlio. Grande soddisfazione e commozione di Massimo e del suo difensore. Una storia a lieto fine che riempie il cuore e rinnova il senso di fiducia nella Giustizia.

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