Ultim'ora

ABBUFFATE: PERCHÉ PERDO IL CONTROLLO? POSSIBILI SOLUZIONI

“Ho fame. Penso a tutti quei cibi che di solito mi vieto… in casa non c’è nessuno. Inizio mangiando un biscotto, all’inizio è piacevole, mi sento bene, poi mi dico che non avrei dovuto mangiarlo, che non ho il controllo, che se continuo così non riuscirò mai a dimagrire. Sento un’agitazione interna e so che perderò il controllo, va bene tutto in quel momento, basta che non debba cucinarlo, mangio voracemente, tutto quello che trovo in cucina fino a che non sono così piena che sento di non poter mangiare altro. Nel frattempo ho ingurgitato un gelato, tre cucchiai di Nutella, pancarrè con la maionese e due taralli. Mi sento una fallita! Non ho il controllo di me! Mi viene da piangere!”  Vivere l’esperienza dell’abbuffata è estremamente doloroso, il momento di piacere è breve, subito rimpiazzato da emozioni quali vergogna, disgusto, repulsione, senso di colpa.   Il DSM 5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) definisce l’abbuffata come il mangiare, in un determinato periodo di tempo (per es., un periodo di due ore), una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte degli individui mangerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili. (DSM-5), parliamo addirittura dai 1000 alle 2000 kcal ad episodio! L’abbuffata è accompagnata dalla sensazione di perdere il controllo e deve avere almeno tre delle seguenti caratteristiche: mangiare molto più rapidamente del normale, mangiare fino a sentirsi sgradevolmente pieni, mangiare grandi quantitativi di cibo anche se non ci si sente affamati, mangiare da soli a causa dell’imbarazzo per quanto si sta mangiando e sentirsi disgustati verso sé stessi, depressi o molto in colpa dopo l’episodio.

Ma perché ci si abbuffa?

  1. Le restrizioni alimentari: come il seguire una dieta molto rigida. Il mangiare effettivamente poco, o l’imporsi regole estreme su cosa, quanto e come mangiare, possono determinare una difficoltà a fermarsi nel momento in cui magari proviamo emozioni negative, siamo distratti o annoiati. Ogni deviazione dalle regole che ci imponiamo, rischia di essere interpretata come una totale perdita di controllo: un pensiero dicotomico “tutto o nulla” che conduce ad abbandonare il controllo alimentare e ad abbuffarsi.
  2. Emozioni spiacevoli e eventi stressanti: Le persone, spesso, utilizzano il cibo per distrarsi da eventi negativi e da emozioni che affliggono, sia per attenuare stati emotivi negativi, sia per gratificarsi.
  3. Assunzione di alcolici: l’alcol aumenta i comportamenti disinibiti, rendendo la persona meno capace di resistere agli impulsi e a sottostimare quanto starà male se cede all’impulso. L’alcol, inoltre, porta alcune persone a sperimentare stati emotivi negativi che possono essere un ulteriore trigger per gli episodi di abbuffata;
  4. La solitudine: gli episodi di abbuffata si verificano prevalentemente di nascosto, il fatto di trovarsi da soli ne aumenta il rischio. La solitudine può poi essere un ulteriore fattore che influenza gli episodi e conduce all’abbuffata.
  5. Mancanza di organizzazione del tempo: avere delle giornate non strutturate, senza una routine, rende le persone più esposte al rischio di abbuffata, in particolare quando è la noia a fare da padrona.

Quali sono le conseguenze?

Le esperienze di abbuffata sono accompagnate da vissuti molto dolorosi, come bassa autostima, senso di colpa, vergogna, disgusto e repulsione. Tali comportamenti potrebbero influenzare la vita sociale e relazionale dell’individuo fino all’isolamento. Nei casi di abbuffata senza condotta di eliminazione, la persona può incorrere in una distensione addominale e nei casi più gravi andare verso l’obesità. Quest’ultima condizione inficia l’autostima e la navigazione sociale in quanto compromette l’immagine di sé.   Le abbuffate possono essere presenti in diverse condizioni cliniche quali l’anoressia nervosa (abbuffate/condotte di eliminazione); la bulimia nervosa (ricorrenti episodi di abbuffata con o senza condotte di eliminazione come vomito, uso di lassativi o eccessiva attività fisica). Le abbuffate si riscontrano anche nel Binge Eating Disorder (ricorrenti abbuffate con forte disagio senza condotte compensatorie).

Come posso gestire le abbuffate?

Cinque consigli per gestire la fame emotiva:

  • Costruire un elenco di attività piacevoli e gratificanti;
  • Imparare a gestire lo stress: imparando a dire di NO, facendo delle pause, prendendosi del tempo per se stessi;
  • Pianificare impegni quotidiani e mantenerli;
  • Coltivare le relazioni sociali;
  • Evitare le diete fai date: rivolgersi a professionisti della nutrizione.

I trattamenti delle abbuffate

Il trattamento d’elezione per i disturbi associati agli episodi di abbuffata (disturbi alimentari) è la psicoterapia cognitivo comportamentale, in quanto agisce su pensieri, convinzioni e comportamenti delle persone riguardanti il cibo e la propria immagine corporea.   La prima regola stabilita in terapia è l’alimentazione regolare, ossia la pianificazione ed il consumo di tre pasti e due spuntini al giorno ad intervalli più o meno regolari. Molto importante all’interno del programma è l’automonitoraggio (diario alimentare), che permette di acquisire più consapevolezza rispetto alla propria problematica, e il coinvolgimento attivo del paziente.   E’ fondamentale chiedere aiuto ad un professionista cercando di superare lo stigma e la vergogna che si cela dietro una diagnosi di disturbo della condotta alimentare.