CELLOLE – Non fu un omicidio premeditato e quindi studiato nei minimi dettagli. L’assassino di Pietro Caprio fu un delitto maturato al momento. Questa la convinzione della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere che ha chiuso, ufficialmente, le indagini nate dal delitto avvenuto in località Pantano nel comune di Cellole. Angelo Gentile è accusato di aver ucciso il suo amico e poi di aver distrutto il cadavere. Esclusa l’aggravante della premeditazione, in linea con quanto fu stabilito dai giudici del riesame che, diversi mesi fa, accolsero la tesi del difensore dell’indagato. Lui, il presunto assassino, Angelo Gentile continua a dichiararsi innocente. Attraverso il suo legale di fiducia, l’avvocato Gabriele Gallo, proclama la sua innocenza, continua ad affermare di essere vittima di un errore giudiziario e che non aveva alcuna ragione per uccidere il suo amico Pietro Caprio.
I risultati delle analisi eseguite dai carabinieri del RIS stringono il cerchio intorno all’uomo accusato di aver ucciso e bruciato Pietro Caprio. Sul cappello di Angelo Gentile – cappello che indossava il giorno del delitto – sono state trovate abbondanti tracce di polvere da sparo. Le analisi, quindi, sono una conferma importante alle ipotesi accusatorie mosse dai carabinieri del nucleo operativo, guidati dal capitano Russo, a carico dell’82enne agricoltore di Cellole. Le indagini, coordinate dai Procuratori Fiore ed Esposito, hanno sempre puntato l’indice contro Angelo Gentile, ritenendolo unico responsabile dell’atroce delitto consumato lo scorso 4 novembre 2023 in una zona periferica della rinomata località turistica Baia Domizia.
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