(di Sandrino Luigi Marra) – Nei contesti di conflitto, storicamente, la disinformazione è sempre stata un’arma di propaganda, il quale scopo è vario ma ben strutturato. Lo scopo o meglio gli scopi sono molteplici; demonizzare l’avversario con il duplice intento di spaventare le popolazioni e aumentare la rabbia e la determinazione del combattente, questo pensando a violenze (eventuali) verso i propri connazionali o addirittura familiari accentua la propria combattività. Discriminare l’avversario creando pregiudizi, anche razziali, xenofobi od omofobi facendo leva sull’etnocentrismo della propria cultura, in tal modo il combattente avrà la percezione di essere superiore per cultura, indole ed aggressività. Disinformare rispetto alla realtà degli eventi, dichiarando l’inefficacia di operazioni, armi e armamenti dell’avversario, facendo passare una ritirata come ritirata strategica, riducendo i numeri dei propri caduti e feriti ampliando quelli dell’avversario. Insomma si nasconde e si distorce la realtà degli avvenimenti, si condiziona l’opinione pubblica affinché continui a sostenere le autorità nel proseguire un conflitto, si distorce o si nascondono gli eventi storici affinché le responsabilità di parte ricadano esclusivamente sull’avversario. Tutto ciò è un approccio strategico strutturato in modo sistematico ed organizzato fin dal XVI secolo, divenendo nel tempo una vera e propria strategia e arma. Di solito tale arma riesce a funzionare fino a che gli avvenimenti sul campo crollano, e a quel punto diviene difficile per le autorità dimostrare poi che si era più potenti dell’avversario. Nei moderni conflitti tutto ciò è oltremodo amplificato, poiché i conflitti stessi a partire dalla Prima Guerra Mondiale sono cambiati. Sono cambiati nel senso che spesso questi non sono più avvenuti tra singole realtà statuali, ma da aggregazioni di più realtà che finiscono per coinvolgere cittadini di più stati; pensiamo al secondo conflitto mondiale, con lo schieramento di eserciti di decine di stati in forme di alleanze e patti. È ovvio che per mantenere alto il morale delle popolazioni e dei combattenti l’informazione, la disinformazione, la propaganda deve eccitare il pensiero creando la ragione dei fatti, ovvero noi siamo nel giusto, l’altro è nel torto. Ed è cosi che negli ultimi 25 anni si sono gestiti i conflitti, demonizzando l’avversario con la semplice creazione della ragione dei fatti “noi siamo nel giusto”. Con il conflitto Russo-Ucraino non vi è alcun dubbio che tale arma è stata di fatto portata ad un tale livello da distorcere totalmente la realtà dei fatti, condizionando a mio avviso governi e cittadini, con l’ulteriore condizionamento di demonizzare chiunque provi ad informarsi in modo diverso, o provi a capire cosa si dice dall’altra parte della terra di nessuno. Facciamo degli esempi concreti relativi al conflitto in corso; centrale nucleare di Zaporizhzhia, è da un anno sotto il controllo anche territoriale delle forze armate della Federazione Russa, e si continua a dire che la sua artiglieria bombardi la centrale. Se analizziamo anche militarmente ciò non ci vuole molto a porsi delle domande e a crearsi dei dubbi: innanzitutto le linee Ucraine sono sulla sponda opposta del fiume Dnipro, a 5 chilometri dalla centrale. Per poter bombardare la centrale l’artiglieria russa collocata qualche chilometro alle spalle della centrale stessa, dovrebbe cannoneggiare con un alzo di 75° (gradi) se non oltre affinchè i propri proietti cadano sulla struttura e non sulle linee ucraine, per la serie l’artiglieria ci si mette di molto impegno per sparare sulle proprie truppe, ma molto di impegno, oltretutto le dichiarazioni di un giornalista italiano ed uno danese che hanno visitato la centrale parlano di schegge da esplosioni, crateri e danni vari alle pareti esterne della centrale che guardano verso le linee ucraine. Si dichiarano i bombardamenti Russi con missili “ipersonici” Khinzal però gli stessi “sono stati abbattuti” dai sistemi Patriot ed Iris i quali missili hanno velocità soniche e supersoniche, cioè viaggiano tra i 1000 ed i 3000 chilometri orari ad intercettare un’arma che vola tra gli 8.000 ed i 10.000 chilometri orari. Di stamane una simile notizia rispetto al bombardamento della centrale elettrica di Trypilska con missili ipersonici russi abbattuti però dai sistemi Iris e Patriot, ma notizia a seguire gli Ucraini non dispongono attualmente delle munizioni per i due sistemi e diversi degli stessi sistemi sono stati da tempo distrutti. Le ritirate Ucraine delle ultime settimane ed il riposizionamento tattico con la costruzione in fretta e furia di nuove trincee, vengono fatte passare con il termine di ritirate strategiche, ovvero un riposizionamento più arretrato e favorevole oltremodo in quel che si vuol far passare come informazione positiva, nella realtà dei fatti è una ritirata a tutti gli effetti, con l’abbandono di materiali, armi e munizionamento. La conquista ad esempio dell’acciaieria Azovstal a Mariupol, quindi una notizia già “datata” fu fatta passare quale baluardo di resistenza che visto così appare, per i lunghi tempi di resistenza degli uomini del Battaglione Azov, come una operazione di superiorità combattiva, organizzativa e determinazione di questi. Ma nella realtà dei fatti, l’unico giornalista occidentale (oltretutto italiano) presente durante l’assedio aveva raccolto informazioni tra i miliziani del Donbass, le popolazioni locali e i fuggitivi della città stessa, che il Battaglione stava da anni fortificando militarmente i sotterranei della acciaieria con lo scopo eventuale di resistere e contrattaccare. Estremizzate propagandisticamente le capacità militari dei membri del battaglione, si scopre che i loro avversari Ceceni svolsero le operazioni con le sole armi leggere, con un basso numero di perdite rispetto a primi. Si è continuato a svilire la qualità dei mezzi blindati della federazione senza considerare che come gli statunitensi con gli Sherman nel secondo conflitto mondiale, così i Russi hanno puntato alla superiorità numerica più che tecnologica in considerazione che le tattiche belliche della federazione prevedono che ogni operazione con mezzi corazzati vengano protetti dalla copertura costante di artiglieria, tanto che più volte negli ultimi mesi mezzi corazzati occidentali indubbiamente superiori tecnologicamente (Leopard, Bradley, Abrams) sono stati distrutti (dalla copertura di artiglieria) ancor prima di entrare in contatto con i mezzi russi, divenendo di fatto dei bersagli quasi statici. Sulla disinformazione rispetto agli arruolamenti: l’Ucraina qualche settimana fa ha indetto un “bando” di selezione internazionale per l’arruolamento di 20.000 uomini dai 20 ai 60 anni di età, con una “interessante” retribuzione in base a conoscenze in materia militare, basta rispondere all’applicazione on line e poi recarsi presso una ambasciata Ucraina, al contrario nell’ultimo anno si sono arruolati dalla federazione volontariamente 150.000 uomini (non detenuti come si dice in occidente). L’Ucraina ha abbassato da 27 a 25 anni l’età per la mobilitazione, con il Presidente Zelensky che lo scorso anno lo aveva proposto (richiesta rifiutata dal parlamento) ma oggi approvata dal parlamento ma con Zelensky che dichiara il non essere proprio d’accordo con tale scelta, rimangiandosi di fatto che la proposta iniziale era sua. L’Ucraina abbisogna di 500.000 uomini per continuare il conflitto ed oltre all’abbassamento dell’età di chiamata alle armi che potrebbe portare 250.000 uomini in divisa, si ritrova anche con un numero di renitenti alla leva di 250.000 uomini, in parte fuggiti all’estero. Dal canto proprio la Russia sta continuando con gli arruolamenti degli scaglioni di leva, che ammontano come da decenni alla chiamata di 150.000 uomini a semestre, ovvero 300.000 uomini l’anno. Di fatto non ha affatto iniziato la mobilitazione, come si è più volte invece detto, e sul campo sono presenti più del doppio degli Ucraini. Le munizioni di artiglieria del quale si parlava di carenza della federazione, si scopre che la produzione ammonta a oltre due milioni di proietti l’anno, mentre l’occidente non solo ha svuotato i propri arsenali ma non riesce a raggiungere la produzione di 700.000 proietti l’anno. Si potrebbe proseguire con molti altri esempi, i quali non vogliono essere un difensivo o patteggiare per la Federazione ma soltanto la realtà dei fatti e degli accadimenti rispetto ad un sistema di disinformazione (propaganda?) il quale disorienta e orienta i cittadini verso una visione giustificativa della resistenza ad oltranza. D’altronde rispetto alla resistenza ad oltranza non dimentichiamo le ultime decisione europee che non citiamo, ma sono pubbliche, che oltremodo distorcono la percezione della realtà degli accadimenti sul campo ma ancor più orientano ad un non cessate il fuoco (primo elemento per strutturare una pace) che altro non fa che ridurre ancor più l’Ucraina ad essere un “not viable state” cioè uno stato non più in grado di sostenersi da solo.
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