In attesa della sentenza Acerbi, torniamo a parlare un po’ del Napoli. Dire che questa stagione si sta concludendo mestamente per noi è davvero il minimo. Persino la partecipazione alla Conference leguae é complicata. Una incredibile distruzione di un patrimonio tecnico sportivo sociale e persino economico per una folle gestione del post scudetto. Tutti dicono che le responsabilità di questo sperpero siano di tutti: Società, Allenatori, Calciatori. Concordo, il punto è mettersi d’accordo sulle percentuali delle responsabilità. Per me il 99% sono di “quello la” (che sarebbe il presidente) e l’1% di tutti gli altri. Il perché è persino banale dirlo: solo il mix esplosivo di incompetenza arroganza e presunzione che “quello la” ha messo in campo poteva generare la peggiore gestione del post scudetto di tutta la storia del calcio italiano. E’ un dato di fatto non un giudizio di parte. Sono disponibile con chiunque ad approfondire questo parere. Tuttavia oggi la questione è un’altra. Su tutti i social, nei gruppi, nei club fra i tifosi insomma, sento discussioni accanite su quale allenatore prendere, quali giocatori vendere e con chi sostituirli. Di fronte a questo insopportabile chiacchiericcio io resto basito. Bisogna davvero essere di coccio per non capire che il tema é uno solo: chi guiderà questa (eventuale) rinascita del Napoli?
Capirà “quello la” che senza la scelta di un Direttore Generale che capisce di calcio e di mercato fortemente autonomo nelle scelte sia del nuovo allenatore che della composizione della squadra non andremo da nessuna parte?
Capirà “quello la” che figure manageriali come responsabile della comunicazione e del rapporto con la squadra sono decisive?
Capirà che dalla sua lontananza da Castel Volturno e dalle conferenze stampa dipende il futuro del Napoli?
Per me queste sono le domande a cui occorrerebbe rispondere per sapere quale sarà il futuro della nostra squadra. Credo purtroppo che la volontà di “quello la” e le ridicole chiacchiere di tanti tifosi, improbabili giornalisti(?) e cosiddetti “addetti ai lavori” vadano in tutt’altra direzione.