La funzione principale della Vitamina D è quella di favorire e incrementare l’assorbimento intestinale di minerali essenziali per la salute, come calcio, magnesio e fosforo, ma svolge anche altre importanti funzioni quali: regolare il metabolismo immunitario ed osseo e stimolare la produzione di insulina. Possiamo considerare la Vitamina D una grande alleata del benessere femminile, sia per il sostegno al sistema immunitario sia per il ruolo che svolge nella riduzione del rischio di osteoporosi. Diverse ricerche, condotte nel corso degli anni, hanno infatti evidenziato una possibile correlazione tra Vitamina D ed ovaio policistico, endometriosi, infertilità, diabete gestazionale, problematiche legate alla riproduzione. Le azioni biologiche della Vitamina D attiva, rilasciata nel circolo sanguigno e trasportata ai tessuti di destinazione, vengono modulate dal recettore della vitamina stessa (chiamato “Vitamin D Receptor” o VDR) espresso in diversi organi e tessuti. Tra questi figurano le ossa, il sistema immunitario, le paratiroidi, ma anche il seno, l’endometrio, il miometrio, la placenta e l’ovaio. Ecco, quindi, che la Vitamina D sembra rivestire una funzione attiva nella vita della donna, assieme a progesterone ed estrogeni.
Come fare scorta di vitamina D
La principale fonte di approvvigionamento di questa molecola è la luce solare (90% del fabbisogno) che ne stimola la sintesi a partire dal tessuto adiposo e poi nel fegato, convertita in 25(OH)D (25-idrossicolecalciferolo, o calcidiolo): per aumentarne i livelli dovrebbe essere sufficiente esporre ai raggi del sole ( da marzo a novembre ) la pelle di viso e braccia (o almeno il 25% della superficie corporea) per circa mezz’ora ogni giorno. Inoltre si può in piccola parte assimilare anche dal consumo di alcuni pesci come tonno, salmone, e in generale di pesce azzurro, oltre che dai latticini e dal tuorlo d’uovo.
Molto spesso durante la stagione invernale e nella società moderna, che ormai tende a limitare molto la vita all’aperto anche per i più piccoli, questi accorgimenti non bastano, e per questo motivo possono essere prescritti dai medici gli integratori di vitamina D3, soprattutto durante lo sviluppo della prima infanzia e in fasi particolari della vita della donna come la menopausa, condizione che porta a sintetizzare peggio la vitamina, oppure in gravidanza ed allattamento, quando aumenta il fabbisogno.
Quali sono i livelli ottimali di vitamina D
Con un esame del sangue sulla concentrazione sierica di 25(OH)D circolante si può stabilire il quantitativo di vitamina D presente nell’organismo di una persona: tuttavia, la comunità scientifica non è del tutto concorde sulle soglie di riferimento ottimali minime e massime per questa molecola. Se in Italia l’AIFA ha abbassato molto la soglia minima per la rimborsabilità della supplementazione, normalmente vengono considerati come valori adeguati quelli compresi tra i 30 e i 100 ng/ml. Si parla di intossicazione-tossicità sopra i 100 (dovuta ad abuso di integratori) di insufficienza di vitamina D con un valore tra i 20 e i 30 (ipovitaminosi D), di carenza al di sotto di 20, e infine di carenza grave sotto ai 10. Gli integratori per questa molecola devono essere sempre assunti sotto controllo medico per dosi e modalità, anche perché possono interagire con alcuni tipi di farmaci in uso.
Quali donne sono a rischio di carenza di vitamina D?
Come scritto sopra possono essere a rischio di carenza di vitamina D le donne in menopausa e nella terza età, in periodo di gravidanza e allattamento le pazienti con malattie dermatologiche come vitiligine e psoriasi, le pazienti che per qualche patologia soffrono di malassorbimento intestinale, le pazienti che hanno problemi renali o epatici, quelle che presentano patologie delle ossa, pazienti che seguono terapie cortisoniche.
L’impegno costante in attività sportive e fisiche all’aperto durante tutto l’anno aumenta le opportunità di ricevere una sufficiente dose di raggi solari per sintetizzare la vitamina D. Inoltre, vivere in modo attivo all’aria aperta ha un impatto positivo sulla salute a tutte le età: il contatto con la natura e i parchi verdi nelle città può migliorare il benessere delle persone, sia a livello fisico che psicologico, riducendo lo stress e la fatica mentale e facilitando le interazioni sociali.