Teano – Entra nel vivo il processo di Appello nato dal delitto di Serena Mollicone, studentessa di Arce uccisa nel giugno del 2001. Sul banco degli imputati l’intera famiglia Mottola, di Teano. Le ultime testimonianza sono state quelle dei tecnici delle due parti: Luciano Garofano, ex comandante dei carabinieri del Ris di Parma, Saverio Potenza, medico legale, e la criminologa Roberta Bruzzone. I tecnici dell’accusa hanno continuato ad assicurare che quasi certamente la ragazza è stata tramortita in caserma, con la testa contro una porta interna, e poi trasportata nel boschetto dove è morta per asfissia. Invece, per il medico legale della difesa, Saverio Potenza, il buco sulla porta non sarebbe compatibile con la statura di Serena. Si tornerò in aula il 30 gennaio. Per gli inquirenti la responsabilità dell’ex maresciallo Franco Mottola, del figlio Marco, della moglie Anna Maria e dei carabinieri Quatrale e Suprano è stata provata “al di là di ogni ragionevole dubbio”. Con il ricorso presentato il procuratore capo Luciano d’Emmanuele e dal sostituto Maria Beatrice Siravo, chiedono alla Corte d’Assise del Tribunale di Roma di condannare – per l’omicidio di Serena Mollicone – invece l’ex maresciallo ed ex comandante della stazione di Arce, Franco Mottola, la moglie Anna Maria e il figlio Marco, oltre ai carabinieri Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano, sostenendo che la sentenza assolutoria è motivata in maniera “contraddittoria o manifestatamente illogica”. Di tutt’altro parere, chiaramente, la difesa degli imputati che ritengono la sentenza di primo grado perfettamente corrispondente alla realtà e l’assoluzione degli imputati doverosa per la totale assenza di prove a loro carico.