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PIGNATARO MAGGIORE – Mercone temeva per la sua vita, le ultime confidenze di Pietro

PIGNATARO MAGGIORE – Pietro Mercone temeva per la sua vita, la confidenza l’avrebbe fatta lui stesso ad alcuni suoi amici e a qualche parente pochi giorni prima di scomparire. Proprio su questo aspetto, ora i carabinieri stanno lavorado per cercare di dare una spiegazione a quelle parole. Intanto ieri pomeriggio si sono svolti i funerali del 44enne. I carabinieri della stazione di Calvi Risorta – coordinati dal procuratore Caroppoli di Santa Maria Capua Vetere  – seguono tutte le piste, anche quella dell’omicidio. Secondo alcune indiscrezioni sul corpo di Pietro non sarebbero stati riscontrati segni evidenti di violenza né ferite di arma da fuoco oppure armi da taglio. Tuttavia la morte al 44enne pignatarese potrebbe essere stata indotta attraverso altre vie. L’indagine parte praticamente da zero e dall’unica certezza che sembra essere quella rappresentata dal ritrovamento del corpo in un campo nella zona Demani o di Calvi. Sarebbe stato un uomo,  proprietario di un fondo della zona, a segnalare la presenza del corpo ai carabinieri. L’avanzato stato di decomposizione del cadavere –  la morte potrebbe risalire a quindici giorni prima del ritrovamento –  non rappresenta un vantaggio per le indagini. Resta tanti dubbi da chiarire come, ad esempio, perché Mercone raggiunge quel luogo isolato nelle campagne calene? Aveva un appuntamento con qualcuno? Lo hanno condotto con la forza in quel terreno? Per chiarire questi e tanti altri aspetti della vicenda i militari dell’arma della stazione calena, guidati dal maresciallo Petrosino , stanno interrogando amici e parenti di Mercone. Sarà importante, infatti, ricostruire gli ultimi giorni di vita dell’uomo e i suoi ultimi incontri.  Pietro Mercone  era molto conosciuto in paese soprattutto a seguito della sua condanna in primo grado a 9 anni e 6 mesi di reclusione per concorso esterno in associazione mafiose. Allo stesso era stato notificato, pochi giorni fa, un ulteriore condanna comminatagli dal Tribunale di S. Maria C.V. ad 1 anno ed 11 mesi, sempre in primo grado, per una vicenda relative ad estorsioni consumate sul Comune di Pignataro Maggiore.

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