Caiazzo – Paternità negata, Massimo: da 13 anni mi impediscono di vedere mia figlia

Caiazzo –  Mi chiamo Mirto Massimo e vivo in una frazione di Caiazzo. Da sempre vivo del mio lavoro quotidiano, sono una persona onesta e non ho mai chiesto alla vita nulla di più di quello che il Signore mi ha mandato. Circa tredici anni fa ho avuto l’immensa gioia di avere una figlia, a causa di continui contrasti con la madre, purtroppo, ci siamo allontanati. Per questo però ho pagato un prezzo altissimo, avendo dovuto subire un ricatto continuo, dove, per solo vedere mia figlia sono stato costretto dalla madre a subire angherie e vessazioni ai limiti dell’umana sopportazione. Per amore di mia figlia ho atteso, ho cercato di essere discreto e così di confidare che con il tempo la madre mi avrebbe concesso, con serenità, di poter vedere mia figlia e così tenerla lontana dalle nostre divergenze. Ma più sono trascorsi gli anni e più sono stato estromesso dalla sua vista, al punto che quasi due anni fa sono stato costretto, mio malgrado, a rivolgermi al Tribunale Civile di S. Maria Capua Vetere per vedere confermato non solo il mio diritto ad essere padre, ma soprattutto quello di mia figlia ad essere legalmente riconosciuta, e così darmi la possibilità, ufficiale, di poter contribuire ad ogni sua esigenza senza dover ogni volta elemosinare una mia qualsiasi attività di padre. Ma a distanza di due anni il giudizio viene aggravato da uno improvviso cambio di rotta della madre, che oggi, seppur per la prima volta, dichiara di nutrire dubbi sulla mia paternità. Già, forse, dopo quasi 14 anni, dopo che mia figlia ha sempre saputo di essere io suo padre, viene investita dalla madre di questo dubbio, e dunque le viene detto che forse io o forse un altro, ma di cui, nulla indica, potrebbe essere il padre. A tal punto viene disposto il test genetico, che si esegue come un tampone faringeo, ma la madre di quella che io so essere senza ombra di dubbio mia figlia, rifiuta senza motivo. E intanto mia figlia cresce con questi dubbi dolori oggi messigli nella testa dalla madre che non cerca altro che tenermi lontano dalla sua vita, per suo astio nei miei confronti, sacrificando il diritto di mia figlia per suoi scopi di ingiustificabile sete di colpirmi. Sono stanco di attendere, ma soprattutto sono preoccupato per ciò che di male sta subendo mia figlia, per cui vi sono anche relazioni di esperti del Tribunale che evidenziano proprio come tale situazione sia di suo nocumento. E dopo il rifiuto della madre ad espletare questo test, inizio a temere che il danno per mia figlia inizi a diventare irreversibile. Vorrei soltanto dire a tutti i padri che vengono estromessi dalla vita dei propri figli, in modo ingiusto e ingiustificato, di non attendere che le cose possano migliorare, e di rivolgersi subito alla Giustizia. A mia figlia dico che l’amo più di tutta la mia vita e mai mi fermerò per poterla riabbracciare, questa volta non più fugacemente e sotto il giogo della madre, ma con tutta la serenità e l’amore che entrambi meritiamo di donarci. (nota a cura di Massimo Mirto)

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