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Pierluigi Casale

CELLOLE – Violento con la ex: comandante Municipale con braccialetto elettronico. Già condannato per fatti simili

CELLOLE – Da circa un mese il capo supremo dalla Polizia Municipale di Cellole è sotto custodia cautelare: divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla sua ex, residente in provincia di Perugia, e braccialetto elettronico per controllarne gli spostamenti. Pierluigi Casale è accusato, in questa prima fase delle indagini, per i reati di atti persecutori, danneggiamento con incendio e accesso abusivo ai sistemi informatici nei confronti dell’ex compagna anche lei componente della Polizia locale di un comune della Provincia di Perugia.
Casale è stato già coinvolto, in passato, in gravi episodi di violenza  contro le donne, in quel caso a farne le spese fu la ex moglie. Per quei fatti Casale è stato condannato alla pena di 2 anni e 9 mesi di reclusione; questa la sentenza emessa, il 13 luglio 2021, dai giudici di primo grado del   tribunale di Pistoia. Sentenza contro la quale è ancora in piedi il ricorso in Appello. Inoltre i giudici hanno condannato Casale a pagare una previsionale in favore della ex moglie, costituitasi parte civile, assistita dagli avvocati Silvia Ciampolini e Teresa Dei del foro di Firenze.
All’epoca dei fatti che portano alla condanna Casale era un agente della Polizia Municipale in servizio presso i comuni di Monsummano Terme e Pescia. L’uomo era accusato di aver posto in essere reiterati comportamenti molesti, aggressivi e persecutori nei confronti della ex moglie ed è stato riconosciuto colpevole per i reati di stalking e lesioni aggravate. La donna, per quasi quattro anni, fu costretta a subire pedinamenti, perpetrati anche con l’auto di servizio, e continue aggressioni fisiche e verbali, tanto che nell’ottobre 2013 la vittima fu costretta ad un ricovero ospedaliero di 40 giorni per lesioni al volto. La misura cautelare dell’allontanamento applicata al poliziotto fu revocata dal Tribunale del Riesame che aveva fondato la sua decisione su dichiarazioni poi completamente smentite nel corso del giudizio di primo grado.  A seguito di tale provvedimento, Casal continuò per altri due anni a perseguitare la ex moglie, installando addirittura due gps sulla sua autovettura e facendola anche pedinare illegittimamente da un investigatore privato.

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