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Gaeta resiste ancora: in memoria delle vittime meridionali dell’Unità d’Italia

GAETA (di Nicolina Moretta) – E’ ritornata a Gaeta la tre giorni per tutti i componenti del Movimento Neoborbonico, dal 21 al 23 aprile 2023. Dopo i due anni di sospensione a causa della pandemia. Luogo significativo Gaeta, dove i Neoborbonici si incontrano da decenni. Un importante appuntamento, ricco di iniziative interessanti, per ritrovare quella identità e orgoglio che al Meridione d’Italia sono stati tolti dopo l’unità d’Italia. A 162 anni dall’unità d’Italia ancora non è stata ristabilita a pieno la verità sul Regno delle Due Sicilie, che anche i libri di storia descrivono arretrato, mentre invece vi erano primati di produttività agricole, industriali, culturali e artistiche che il nord Italia non aveva. Nella giornata di venerdì scorso, a tal proposito, sono stati presentati diversi libri che testimoniano la vera realtà del Regno delle Due Sicilie.
Il SIGNIFICATO
L’assedio di Gaeta, tre mesi con oltre mille morti in divisa e centinaia di civili massacrati dalle bombe. Italiani contro italiani, due eserciti regolari contrapposti: quello piemontese del re Vittorio Emanuele II e quello delle Due Sicilie del re Francesco II cugino del primo. Oltre 55mila granate furono scaricate sulla piazzaforte, che rispose con 35250 colpi. Dodicimila irriducibili in divisa pensarono che il loro giuramento fosse a Francesco II di Borbone e che la loro vera patria fosse quella delle sei regioni peninsulari del sud più la Sicilia. Contro di loro, ad assediarli, trentamila militari dell’esercito ancora sardo-piemontese. Alle 18,30 del 13 febbraio del 1861, fu firmata la capitolazione. Solo tre ore prima le ultime bombe piemontesi distrussero una batteria di cannoni a Gaeta, la Transilvania, uccidendo centinaia tra militari e civili. Morì anche un giovane alfiere diciassettenne, Carlo Giordano, uno di quegli adolescenti allievi della Nunziatella che abbandonarono la scuola militare di Pizzofalcone a Napoli per correre a difendere la loro patria

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