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Mignano Montelungo / Alto Casertano – La Camorra investiva in noccioleti nell’Alto Casertano, agricoltori costretti a vendere. Parte il processo

Mignano Montelungo / Alto Casertano – I boschi e i terreni dell’Alto Casertano erano alla base degli affari messi in piedi della Camorra del clan Sangermano. Diversi agricoltori del posto sarebbero stati minacciati per costringerli a vendere i propri terreni. Arriva una prima svolta sugli affari illeciti del clan Sangermano che aveva allungato i propri tentacoli anche sulla provincia di Caserta, in particolare nella zona dell’Alto Casertano, per investire i propri proventi nella coltivazione di nocciole e ricevere finanziamenti dalla comunità europea.  Il gip Fabrizio D’Amore del tribunale di Napoli ha disposto il giudizio immediato per 10 degli indagati coinvolti nell’inchiesta che aveva portato a ben 25 arresti a novembre scorso. Il decreto di giudizio immediato riguarda le posizioni di Agostino e Nicola Sangermano, ritenuti i vertici del clan omonimo fino all’agosto del 2021 detenuti; Michele Sangermano;  Giuseppe Buonincontri; Luigi Vitale; Onofrio Sepe, detenuto; Salvatore Sepe, detenuto; Paolo Nappi; Massimiliano Maffei; Ezio Mercogliano, detenuto; il commercialista Clemente Muto. Per loro il processo inizierà a giugno. Per tutti gli altri indagati raggiunti dalla misura cautelare (annullata dal Riesame prevalentemente per l’attualità delle esigenze cautelari) ci sarà invece un’udienza preliminare in cui si dovrà decidere se andranno o meno a giudizio. Secondo l’accusa mossa dalla Procura della Repubblica, un ruolo fondamentale, soprattutto a “convincere” i proprietari più “resistenti” alla vendita, era quello recitato da Giovanni Marra, 43enne di Mignano Montelungo, nella vita taglialegna. Marra, secondo l’accusa aveva proprio il compito di minacciare coloro che si rifiutavano di vendere.

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