Sparanise – I giudici del Tribunale del Riesame di Napoli hanno deciso in merito al ricorso presentato dalla Procura della Repubblica si è rivolta chiedendo l’inasprimento delle misure cautelari a carico degli indagati, coinvolti nello spaccio di droga. I Pubblici Ministeri della Procura di Santa Maria Capua Vetere che hanno condotto l’indagine sul gruppo di persone accusare di gestire una piazza di spaccio di droga, hanno fatto ricorso al Tribunale del Riesame di Napoli. Chiedono di inasprire le misure a carico di tre dei quattro indagati. Chiedono, in sostanza, l’arresto in carcere per Stefano Monteforte (attualmente ai domiciliari); gli arresti domiciliari per Salvatore Duracci (attualmente indagato a piede libero); obbligo di dimora a carico di Antonio Nozzolillo (attualmente indagato a piede libero). Esclusa dal ricorso la posizione del quarto indagato Giuseppe Marchione.
I giudici del Tribunale del Riesame di Napoli, accogliendo la tesi esposta dall’avvocato della difesa, Ignazio Mairano, hanno respinto il ricorso della Procura. La posizione degli indagati, quindi, al momento non cambia. Nell’indagine la posizione più grave appare quella del militare delle fiamme gialle che si occupava materialmente di consegnare la droga e, a volte, avrebbe messo a disposizione dei “clienti” la propria abitazione. Più “leggere” le posizioni di altri due indagati: un carabiniere poco più che 40enne e un commerciante (poco più che 30enne) di generi alimentati. Agli arresti domiciliari è finito Monteforte Stefano, giovane militare della fiamme gialle, in servizio a Roma. Indagati a piede libero Giuseppe Marchione, noto commerciante di generi alimentari del paese. Indagato a piede libero anche Salvatore Duracci, carabiniere in servizio sempre in provincia di Caserta, di circa 40 anni. Per i due indagati a piede libero il Pubblico Ministero della Procura di Santa Maria Capua Vetere aveva chiesto l’arresto; richiesta respinta dal Giudice per le indagini Preliminari. Il quarto indagato è un piccolo imprenditore edile: Antonio Nozzolillo, indagato a piede libero. L’inchiesta è partita nel 2020 ed è durata quasi due anni. Tre dei quattro indagati sono difesi dagli avvocati Ignazio e Ciro Maiorano.
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