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Pastorano / Sparanise – Bancarotta, 8 condanne e 7 assoluzioni

Pastorano / Sparanise – Il processo di primo grado si è concluso con otto condanne emesse dal Tribunale di Napoli Nord nei confronti di alcune persone coinvolte o comunque ritenute responsabili, a vario titolo, di reati in materia di legge fallimentare. Alcuni degli imputati sono stati ritenuti appartenenti a un’organizzazione a delinquere finalizzata a reati quali bancarotta fraudolenta, false fatturazioni, evasione fiscale, autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, intestazione fittizia di beni.
Francesco Barretta di Mugnano di Napoli è stato condannato, in continuazione, a 7 anni e 6 mesi più 251mila euro di multa;
Mattia Barretta di Pastorano a 9 anni, in continuazione;
Mauro Barretta di Pastorano a 7 anni e 6 mesi, in continuazione, più 251mila euro di multa; Vincenzo Barretta di Calvizzano a 9 anni, in continuazione;
Gennaro Cipolletta di Calvizzano a 2 anni, in continuazione, con pena sospesa;
Antonio Frattulillo di Napoli a 2 anni e 6 mesi, in continuazione;
Emiliano Generoso Italo Tropeano di Capriglia Irpina a 1 anno e 4 mesi con pena sospesa;
Guido Sorvillo di Sparanise a 2 anni con pena sospesa.
Nei loro confronti è stata disposta anche la confisca dei beni sequestrati. Assolti Francesca Apuca di Calvizzano, Nunzia Cannavale di Aversa, Maria Cristina Di Bennardo di Mugnano di Napoli, Bianca Gagliardi di Procida, Giacomo Barretta di Mugnano di Napoli, Ernesto Pianese di Calvizzano e Giovanni Canzaniello di Pastorano.

L’inchiesta:
Al termine di complesse indagini la Procura della Repubblica di Napoli Nord ha ottenuto l’emissione di un’ordinanza, affidata per l’esecuzione al Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli, che ha disposto misure cautelari nei confronti di 9 indagati, indiziati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di vari reati, tra cui bancarotta fraudolenta, autoriciclaggio, contrabbando di prodotti alcolici, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, omessa dichiarazione dei redditi, evasione dell’accisa e trasferimento fraudolento di valori. Nei confronti di quattro indagati, sono stati disposti gli arresti domiciliari, mentre per gli altri tre soggetti è stata applicata la misura del divieto di dimora nelle province di Napoli e Caserta, in virtù dell’ampio territorio nel quale operava l’associazione per delinquere. Gravi indizi di reato sono stati raccolti anche nei confronti di due professionisti contabili, per i quali è stata disposta la misura dell’interdizione dall’esercizio della professione di commercialista per un anno. A tali misure cautelari, poi, si aggiungono sequestri di denaro, quote societarie e beni mobili ed immobili per un valore complessivo pari a circa 1,7 milioni di euro. Le attività investigative anche di natura tecnica hanno consentito di acclarare l’uso strumentale di due aziende – leader nell’Italia Meridionale – operative nel settore della distillazione e commercializzazione di bevande alcoliche, le quali erano formalmente amministrate da alcuni “prestanome”, ma sostanzialmente gestite da un nucleo familiare composto da soggetti già in precedenza attinti da gravi misure cautelari per reati in materia di contrabbando di prodotti alcolici.
Il gruppo familiare, secondo quanto emerso nel corso delle indagini, avrebbe prima determinato il dissesto finanziario delle aziende utilizzate per distillare e commercializzare bevande alcoliche, accumulando un ingente debito nei confronti dell’Erario dovuto a tasse ed imposte non pagate e, successivamente, avrebbe provveduto a rientrare fraudolentemente nella disponibilità di tali ditte. Nel corso delle indagini, anche attraverso l’analisi degli innumerevoli flussi bancari, è stato possibile ricostruire le varie fasi ante e post decozione, così emergendo le modalità di riacquisto delle società e le condotte di autoriciclaggio dei proventi illeciti derivanti dal contrabbando di prodotti alcolici.  In particolare, le condotte dissimulatorie attuate dai quattro fratelli destinatari dell’odierna misura cautelare degli arresti domiciliari hanno consentito agli stessi di rientrare nella titolarità del complesso aziendale, con sede nel comune di Pastorano (CE), del valore di circa 2 milioni di euro, il quale è stato poi acquistato da una società operante nel settore della ristorazione. Tale società, a sua volta acquisita con i proventi dell’attività illecita di contrabbando di bevande alcoliche, è risultata essere di proprietà delle rispettive mogli degli indagati, i quali provvedevano a gestirla materialmente per il tramite di un amministratore fittizio di assoluta fiducia.
Il ramificato sistema di frode, che ha consentito di contrabbandare prodotti alcolici e di evadere l’IVA e l’accisa, sarebbe basato essenzialmente sull’utilizzo e l’emissione di fatture per operazioni inesistenti da parte di società “cartiere”, ossia prive di qualsivoglia concreta operatività, le quali venivano interposte nelle operazioni di vendita solo per far ricadere su di esse gli ingenti debiti tributari verso lo Stato. In altri casi, invece, l’emissione delle fatture false sarebbe avvenuta mediante la collaborazione di soggetti giuridici inesistenti creati ad hoc onde agevolare l’illegale immissione in consumo di migliaia di litri di prodotti alcolici, da destinare al mercato nazionale ed estero.

 

 

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