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Roccamonfina – Parco regionale e alberi decapitati, il presidente convoca i sindaci

Roccamonfina – All’interno dell’area Parco Roccamonfina si continua ad usare il metodo della capitozzatura degli alberi (quasi sempre piante secolari di castagno). Una pratica che danneggia l’ambiente, gli alberi stessi e imbruttisce il paesaggio del Parco che come tale dovrebbe essere attrattivo. Il presidente dell’Ente Parco Roccamonfina Foce Garigliano – Luigi Maria Verrengia – ha convocato i sette sindaci di altrettanti comuni ricadenti nell’area Parco per tentare di trovare una soluzione alla problematica.
La capitozzatura degli alberi è una maledizione. Si effettua soprattutto tra febbraio a marzo, nel periodo delle potature. Danneggia in modo irreparabile il patrimonio arboreo nazionale. Perché una pratica tanto nefasta e dannosa, riconosciuta tale dagli esperti, continua ad essere praticata e non si riesce a fermarla?
La capitozzatura è un taglio drastico della chioma di un albero, che può essere rimossa anche integralmente. I tagli a capitozzo sono effettuati su branche o rami di grosse dimensioni e lasciano, perciò, grandi ferite aperte. In alcuni casi vengono rimosse interamente le branche lasciando solo il tronco, dal quale la pianta emetterà frettolosamente nuovi succhioni per ricomporre la chioma con cui effettua la fotosintesi e altri scambi vitali con l’ambiente. Tali tagli modificano irreversibilmente la struttura e la fisiologia della pianta, con conseguenze negative sulla stabilità e la sopravvivenza nel lungo periodo. Esistono situazioni in cui questi tagli sono funzionali a specifici utilizzi, ma vanno effettuati in modo da preservare la salute dell’albero.
La capitozzatura può essere necessaria quando la pianta è già malata, o ha subito gravi danni a causa di gelate. Si tratta di interventi su singoli esemplari che hanno questi problemi.
Si continua a capitozzare per diverse ragioni. Si va dalla poca competenza di chi effettua i tagli, all’altrettanto scarsa conoscenza in materia di chi li commissiona. Gli alberi non sono pezzi di legno, ma esseri viventi. La corteccia serve per proteggerli, un po’ come fa la nostra pelle. Quando tagliamo i suoi rami l’albero si attiva per cicatrizzare la ferita aperta. Se è molto grande, come accade con la capitozzatura, non riesce a chiuderla e si fanno strade vari patogeni. Soprattutto i funghi arrivano subito per la loro peculiare attività di decomposizione della lignina. I grandi tagli favoriscono molte malattie delle piante, che portano a una maggiore fragilità e alla loro morte anticipata. La pianta capitozzata perde l’architettura naturale e con essa l’elasticità e la capacità di resistere a agenti atmosferici avversi, come il forte vento. Tra tronco, branche e rami esiste un preciso rapporto nelle dimensioni, che fornisce armonia alla pianta. Tale armonia possiamo facilmente percepirla come un fattore estetico, ma ha anche funzioni fondamentali nella fisiologia della pianta. Una volta rimosse branche troppo grandi si perde tale equilibrio e non è recuperabile, in quanto non si potrà riformare una branca come quella eliminata.  Anche gli alberi, come noi, mettono da parte riserve di cibo per i momenti di magra. Quando li priviamo di tutti i rami, sottraiamo loro riserve e li costringiamo a consumare quelle rimaste per ricreare la struttura su cui far crescere le foglie per la fotosintesi. In tal modo facciamo esaurire le riserve energetiche degli alberi e, se ripeteremo spesso i tagli, la pianta esaurirà la sua capacità di reazione.

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