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RIARDO – Acque minerali: cresce solo il low cost

RIARDO – Il mercato delle acque minerali continua a crescere ma le aziende continuano a soffrire a causa della contrazione dei prezzi e del fenomeno del trading down: le famiglie italiane colpite dall’erosione del reddito, non rinunciano all’acqua minerale ma acquistano sempre di più quelle unbranded, a basso costo. E diverse aziende con ben fornite scuderie di marchi s’inventano nuovi marchi low cost per fare volumi e mantenere in saturazione gli impianti.  Un quadro che non risparmia nemmeno Ferrarelle.   Nel 2012 il canale retail è cresciuto dell’1,9% a valore e del 2,4% a volume, il fuori casa è cresciuto solo a valore, +0,2%. I prezzi medi però hanno seguito la loro marcia al ribasso , tanto che dal 2004 la quota di mercato dei marchi premium è scesa dal 47 al 40% a valore; a volume, dal 30 al 24%.  Da un anno all’altro, hanno perso quote di mercato San Benedetto, Vinadio, Ferrarelle. Ferme Lete e Coca Cola (marchi Sveva, Lilia, Felicia) ma sono in crescita i piccoli produttori (dal 19,5 al 20,4%) e le private label (dal 9,9 al 10%).  Nei discount si trovano confezioni anche a 10 centesimi al litro . L’industria però è capital intensive, gli investimenti sono notevoli e questo costituisce un fattore chiave per l’evoluzione del comparto. I margini sono molto risicati, praticamente all’osso. Il business dell’acqua minerale in Italia è stato in crescita esponenziale fino agli ultimi tre-quattro anni. Nel 1980 la produzione si attestava intorno ai 2,3 miliardi di litri. Nell’arco di un decennio c’è stato quasi un raddoppio dell’attività produttiva: 6,1 miliardi di litri nel 1990 per poi balzare ai 12,4 miliardi di litri del 2012. I consumatori hanno rivolto un interesse crescente per le acque minerali e il consumo pro-capite è aumentato di quasi cinque volte negli ultimi trent’anni: dai 47 litri l’anno del 1980 ai 192 di oggi.

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un commento

  1. michelangelo cimmino

    beh riguardante l’articolo che ho letto su ci sono delle lacune per quanto riguarda alcune aziende in un caso hanno fatto degli errori a gennaio hanno stravolto una rete vendita riducendola a i minimi termini cambiandola gia da sola questa parla da se i volumi che vendevano prima sono calati del sessanta settanta per cento….e in altri casi pur di accalappiarsi il mercato dell’una o dell’altra si fanno man bassa con marche fasulle e inventandosi nuovi marchi screditando e speculando sulle spalle altrui come degli avvoltoi comprandosi addirittura i vuoti di taluni clienti e recuperare e fregarsi vuoti pallett e casse tanto per dirne una e si potrebbe andare all’infinito ormai si specula sulla crisi e sugli operai che ne pagano le conseguenze di padroni che pensano solo alla loro faccia e comunque vada siamo solo noi operai che alla fine saremo colpiti