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VILLA LITERNO – Armi della camorra, arrestato Acamfora

Villa Literno (Maria Giovanna Pellegrino) – Armi nel covo dei clan a Villa Literno, la Dda chiude le indagini e stana un altro complice del proprietario della villetta. Per gli inquirenti dell’antimafia Raffaele Acamfora sarebbe il comolice di Salvatore Escolino già arrestato l’anno scorso. Acampora è stato arrestato anch’egli a Villa Literno qualche giorno fa dai carabinieri di Giugliano. Già interrogato dal gip alla presenza del suo difensore l’avvocato Massimo Trigari, nega ogni addebito. A meno di un anno di distanza dal ritrovamento di un vero e proprio arsenale in una villetta nella periferia  di Villa Literno la Procura distrettuale di Napoli chiude le indagini su  Escolino intestatario della casa e mette le manette ai polsi di   Acampora. Questi è stato arrestato proprio all’interno dell’abitazione dove nel mese di settembre dell’anno scorso vennero ritrovati numerosi oltre una ventina di fucili e numerosi kalashnikov e dei mitragliatori. Le armi non avevano munizionamento.   In merito alle armi Acampora ha negato il possesso ma ad incastrare lui ed anche Escolino vi sono le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia e quelle iniziali dello stesso presunto complice che lo tirava in ballo in una conversazione registrata e fatta recapitare agli inquirenti. Il gip che ha interrogato Acampora alla fine del confronto ha ritenuto di dover escludere l’aggravante dell’articolo sette della legge anticamorra. Dagli accertamenti sulle armi rinvenute è emerso che i venti fucili da caccia sarebbero stati rubati proprio dalle civili abitazioni della zona. Tra questi fucili ve ne erano anche alcuni da collezione per cui essendo molto datati non avevano la matricola. Nel covo gli investigatori rinvennero anche diversi mitra d’assalto del tipo usati dall’esercito americano mentre i kalashnikov non avevano il caricatore per cui erano inutilizzabili. Secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori Acampora ed Escolino avrebbero avuto il compito di reperire queste armi attraverso delle bande di albanesi e poi di rivenderle agli amici del clan nel napoletano.

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