Ultim'ora

SESSA AURUNCA – CAPOSTAZIONE INTERCETTA LADRI DI RAME: DENUNCIATI

Sessa Aurunca – Nella tarda serata di ieri, in Sessa Aurunca (CE), i carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della locale Compagnia sono intervenuti presso lo scalo ferroviario Sessa/Roccamonfina a seguito della segnalazione ricevuta da quel capo stazione che, nel corso del servizio aveva poco prima recuperato due zaini contenenti 80 kg. circa di cavi in rame, rubati da due persone che si stavano allontanando a piedi.  I carabinieri, prontamente intervenuti hanno subito bloccato ed identificato i due, un trentaquattrenne accompagnato da un minore, entrambi della provincia di Napoli, trovandoli, a seguito di perquisizione, in possesso di due coltelli, di cui uno a serramanico ed uno a farfalla con lame da 9.5 cm. Quanto rinvenuto è stato sottoposto a sequestro. I cavi in rame recuperati sono stati restituiti all’avente diritto.  I due fermati sono stati deferiti in stato di libertà.
Il furto di rame resta il “lavoro facile” di piccole bande capaci di recuperarlo e di immetterlo sul mercato nero dove i prezzi permettono importanti guadagni. Ecco perché è ormai noto come oro rosso. Furti o atti vandalici che, spesso, vanno a sostanziare una filiera illecita e ramificata che ha i suoi canali di smercio in Italia come all’estero. Ci sono vere e proprie bande di ladri di rame, organizzate in gruppi di specialisti con compiti precisi e ben addestrati, oltre che ben equipaggiati, perché non basta rubare, occorre anche trasportare, possibilmente senza dare tanto nell’occhio, e smerciare al miglior offerente, in genere ricettatori di professione o al servizio di bande di criminali. I ladri di rame, sono italiani e stranieri, in genere rumeni, ma nel furto la nazionalità non c’entra. Una tonnellata di rame vale circa 7 mila euro, 700 al quintale. I fili elettrici sono i più ricercati, specie quelli delle linee dei treni, i più appetiti perché di ottima qualità. Il business è in aumento, anche se in aumento sono anche i controlli e i deterrenti.
Perché si ruba il rame:
Il rame raffinato, ovviamente, ha un costo elevato che deriva anche dalla grande quantità di energia usata in tutte le varie fasi che vanno dall’estrazione fino alla raffinazione elettrolitica. I rottami di rame (il cosiddetto rame da riciclo), invece, presentano un costo di gran lunga inferiore in quanto non richiedono neppure il processo di raffinazione perché già sono costituiti da rame puro. L’Italia è uno dei principali paesi che utilizza il rame, grazie alla sua bassa durezza e alla facilità di lavorazione, per cavi e fili elettrici, per tubature, in edilizia, in campo artistico, come scambiatore di calore, per oggetti d’arredamento, per utensili vari per la cucina, e così via. Viene usato anche in aggiunta all’acciaio per migliorare la resistenza alla corrosione atmosferica di questa lega.
Questa ampia versatilità fa sì che il rame di recupero, cioè quello proveniente dallo smantellamento di impianti elettrici, tubature, avvolgimenti di motori elettrici, rubinetti, ecc., è soprattutto quello rubato, sia molto richiesto per i bassi costi che richiede il suo riciclo perché, non dovendo essere raffinato, passa direttamente in fonderia. È presto detto che per evitare i furti di rame ci vorrebbe da parte dello Stato nazionale o da parte dei vari paesi UE un controllo sulle Industrie che lo producono o su quelle che lo importano, istituendo una riscontro della filiera così come avviene per gli alimenti.

Guarda anche

Sessa Aurunca – In spiaggia senza costume: multato. La protesta dei naturisti: nei piccoli paesi è caccia alle streghe

Sessa Aurunca –  Il bigottismo trionfo ancora, anche se siamo nel 2024. La sanzione è …