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TORA E PICCILLI – Chiusa l’ultima bottega,  vendeva speranza

TORA E PICCILLI (di Nicolina Moretta) – A Piccilli, sabato 3 dicembre, ha chiuso l’ultima bottega che aveva resistito nel tempo allo spopolamento del paese e alla moderna abitudine di fare la spesa nei super mercati dei paesi limitrofi. Le botteghe che fino agli anni Settanta si trovavano a Piccilli non avevano nomi strani, ma si chiamavano: la bottega di Nardino (Bernardino), di mastro Austino (Agostino), di zio Gennaro, di zia Menechella (forse Domenica) e di Maria; e i bar di Valentino, di Nardino e di mastro Guido. Queste erano botteghe dove non si vendevano solo le cose, ma anche la speranza, come ha scritto lo scrittore Gianni Rodari: “Se io avessi una botteguccia/ fatta di una sola stanza / vorrei mettermi a vendere / sai cosa? La speranza.” E se n’è venduta di speranza in quelle botteghe, speranze cariche di umanità. Diversamente da come avviene nei grandi centri commerciali, dove si è solo guidati dall’acquisto più o meno conveniente. Lì, nei tempi andati, in quelle bottegucce si coltivavano sogni, si scambiavano informazioni e battute, si faceva cultura e ci si sviluppava coesi nel sociale, erano soprattutto centri di aggregazione. Immagini di un passato che va scomparendo anche nei più piccoli centri, dove la chiusura di piccole botteghe è sempre più frequente. A Piccilli nel tempo aveva resistito fino a sabato scorso la Bottega di Bernardino Moretta, poi passata a sua figlia Sara e infine Mimma che ha calato per l’ultima volta la saracinesca dell’antica speranza.

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