Riardo – Carlo Pontecorvo, anima e mente della Ferrarelle spa, non ha dubbi: “se passasse il regolamento Europeo sul riuso andiamo in crisi, si perderebbero investimenti. Se passasse il Regolamento Ue sul riuso, potremmo dire che gran parte degli investimenti sarebbero vanificati. Anzi un gruppo come Ferrarelle si troverebbe a dover installare nuovi impianti spendendo almeno 15 milioni per linea”. Questo l’allarme lanciato dal numero di uno di una delle più importanti aziende d’Italia delle acque minerali. Pontercorvo non nasconde la propria preoccupazione per il futuro di Ferrarelle che potrebbe subire forti contraccolpi dall’applicazione del regolamento voluto dall’Unione Europea. Secondo la proposta di regolamento, entro il 2030 il 20% delle vendite di bevande take-away dovrà essere servito in imballaggi riutilizzabili o usando i contenitori dei clienti, per arrivare all’80% nel 2040. Saranno vietate le confezioni monouso all’interno di bar e ristoranti e i flaconcini negli hotel. La Commissione propone una riduzione dei rifiuti di imballaggio pro-capite per ogni Paese del 5% entro il 2030 (rispetto a quelli prodotti nel 2018), del 10% entro il 2035 e del 15% entro il 2040. “Ogni consumatore potrà risparmiare 100 euro all’anno” è stato spiegato in conferenza stampa. Viene, però, rinviato di un anno, rispetto alla prima bozza, l’obbligo di deposito su cauzione per le bottiglie e i contenitori monouso per bevande con capacità fino a 3 litri che, quindi, entrerà in vigore a partire dal 1° gennaio 2029 (e non dal 2028). C’è il rinvio, ma anche un obbligo che pone davanti a un bivio paesi come l’Italia, da sempre indietro su questo fronte. Il provvedimento offre comunque un’alternativa: se nei due anni precedenti un Paese membro avrà raggiunto il 90% di raccolta differenziata con altri strumenti, allora potrà evitare l’obbligo di introdurre questi sistemi. Nuove regole che, afferma Pontecorvo, getterebbe in crisi la Ferrarelle e molte altre aziende. “Dal 2005 a oggi abbiamo investito in azienda 100 milioni in impianti e, per il riciclo degli imballaggi, più della metà. Ma quel che è peggio, è che l’impatto sull’ambiente sarebbe ben peggiore. Abbiamo rilevato il gruppo nel 2005 – racconta Pontecorvo – e da allora abbiamo sempre investito in sostenibilità a tutto tondo. Gran parte dell’industria italiana del settore, e più in generale di quella europea, dovrebbe rivedere le strategie orientate al riciclo adottate da 15 anni. Con costi molto alti. Molte imprese, quelle di minori dimensioni, non ce la faranno. Il riuso – conclude Pontecorvo – non fa bene all’ambiente. La bottiglia deve essere più spessa, quindi con maggiore quantità di plastica prodotta e dispersa. La sanificazione, poi, richiede alte temperature, quindi con maggiore consumo di energia”.
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