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LUSCIANO – Sparò un colpo di fucile contro alcuni ragazzi, condannato a 5 anni Cristoforo Colombo, figlio del boss “Peppinuccio”

Lusciano  (Maria Giovanna Pellegrino) – Per spaventare i ragazzi con i quali aveva litigato a seguito di un banale incidente nei pressi del bar Gabriella a Lusciano si armò di una lupara che teneva nascosta in una cabina elettrica in mezzo alla campagna e fece fuoco per intimorire gli avversari. La schioppettata finì a terrà ma i pallini di rimbalzo ferirono il ginocchio del suo rivale. Condannato a cinque anni di reclusione Colombo Cristofaro, ventisette anni, figlio del boss Giuseppe, alias “Peppinuccio”, degli anni ottanta, vicino alla malavita organizzata dell’agro aversano e del napoletano, fratello, a sua volta, di Luigi Cristaforo, ex sindaco di Lusciano nei primi anni novanta. Questa mattina il processo in tribunale a Santa Maria Capua Vetere a carico del 27enne dinanzi al collegio giudicante presieduto dalla dottoressa Flora Mazzaro. Il pm Gennaro Damiano, titolare dell’istruttoria dibattimentale, aveva chiesto una pena di quattro anni e la riqualificazione del reato da tentato omicidio in lesioni anche se il reato più grave restava il porto e la detenzione in luogo pubblico di un’arma da fuoco e spari in luogo pubblico. A fine requisitoria in giovane presente in cella era in lacrime nascondendo il volto tra i fazzoletti e le sbarre. I fatti risalgono all’8 maggio del 2012. Il tribunale con la sentenza ha anche disposto nel pomeriggio la sostituzione della misura cautelare in carcere con quella dei domiciliari così come aveva avanzato il pm. Ad arringare per la difesa di Cristofaro sono stati gli avvocati Anna Gargiulo e Maria Rosaria Di Dona. A restare ferito fu Nicola Vassallo che vedendo Cristofaro arrivare con il fucile in mano gli andò incontro per disarmarlo mentre gli altri ragazzi tentarono di allontanarsi. Vassallo finì in ospedale ed immediatamente i carabinieri di Aversa si misero alla ricerca del folle il quale a sua volta era ricorso alle cure mediche presso l’ospedale di Giugliano, poiché nel corso del litigio aveva subito diverse contusioni ed una bruciatura alla gamba per il colpo esploso. Poi andò a consegnarsi in caserma ammettendo i fatti e spiegando che egli non aveva avuto alcuna intenzione di sparare ma che si era armato proprio perché nel litigio precedente egli aveva avuto la peggio. Cristofaro venne arrestato ed il fermo trasformato in misura cautelare. E’ stato il pm Damiano a ricostruire oggi in aula la dinamica dei fatti avendo egli escusso tutti i testi, sia della difesa che dell’accusa, le cui dichiarazioni concordavano con quanto già asserito dall’imputato. Resta però inconcepibile l’azione di Cristofaro che è ricorso ad impugnare un’arma per risolvere una lite che  per poco non si è trasformata in tragedia. Secondo la ricostruzione dell’accusa I giovani, secondo una prima ricostruzione, stavano trascorrendo, come d’abitudine, il loro tempo nel bar. Poi è sopraggiunto Cristofaro in sella ad un motorino. Per errore è andato ad urtare la portiera dell’auto di Vassallo. Da qui il litigio verbale che portò ad un chiarimento. Poi Cristofaro si allontana ma viene ricontattato ed egli ritorna sul luogo del crimine con la lupara e per sbaglio fa fuoco ferendo involontariamente Vassallo

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