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Teano / Arce – Omicidio Mollicone, la testimone del “sentito dire” introvabile

Teano / Arce – Solitamente nei processi sono determinati quei testimoni capaci di riferire fatti di cui sono a conoscenza per via diretta (cioè che hanno visto o sentito direttamente). Se un testimone riferisce cose dette da altri, allora il teste è poco importante ai fini del giudizio stesso. Nell’ultima udienza del processo per la morte della giovane Serena Mollicone doveva essere ascoltata una donna, Sonia Da Fonseca, brasiliana ma da anni residente a Ceprano, che non si è presentata in aula. La donna riferì le parole dell’ex compagna del brigadiere Tuzi: “Ha visto Serena in caserma quel giorno”. Quindi non avrebbe visto lei Serena in Caserma. Avrebbe solo riferito di cose viste da altri. Le dichiarazioni di Da Fonseca vennero verbalizzate dagli inquirenti nella fase di indagine. Un processo complicato dall’esito incerto su cui peserà, probabilmente, la forte pressione mediatica sulla vicenda per trovare, alla fine, un colpevole di quella terribile morte. Serena Mollicone, uccisa quando aveva appena 18 anni, ha bisogno di giustizia, quella vera e autentica, però. Sotto processo per la morte della giovane ci sono cinque persone, tra cui il maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, suo figlio Marco e sua moglie Annamaria, tutti di Teano. Tutti si dichiarano innocenti e estranei rispetto ad ogni accusa mossa nei loro confronti.

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