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TEANO / ARCE – Omicidio Mollicone, l’appuntato Cuomo: Tuzi non mi disse mai di aver visto Serena entrare in caserma quella mattina

Teano / Arce – E’ stata una testimonianza importante quella fatta dall’appuntato dei carabinieri Emilio Cuomo che le difese degli imputati ritengono determinante per i loro assistiti. Sono state ripercorse nell’aula del Tribunale le ore cruciali della ricerca di Serena attraverso le parole dei militari che furono presenti in quei momenti difficili e parteciparono alle ricerche della diciottenne. Hanno parlato anche i carabinieri che allora erano in servizio nella caserma di Arce e che eseguirono i primi e i successivi accertamenti: i carabinieri in forza alla caserma di Arce. Tutti i militari ascoltati riferiscono di non aver visto Serena in caserma. Né, come dichiarato ieri dall’appuntato Emilio Cuomo in servizio con Santino Tuzi, di aver raccolto confidenze in tal senso. “Tuzi non mi disse mai di aver visto Serena in caserma” specifica Cuomo, che sui primi accertamenti svolti durante il servizio di ricerca ricorda: “Si pensava a una ragazzata, a un allontanamento non certo a quanto scoperto dopo”. Ma Cuomo non è l’unico a riferire sulla “assenza” di Serena in caserma. Anche Di Feola e Venticinque non ne hanno memoria. Quindi i testimoni smentiscono il teatro della Procura della Repubblica di Cassino secondo cui il teatro dell’omicidio è la stazione di Arce e secondo le perizie l’arma del delitto proprio la porta “incriminata”. Pure la donna delle pulizie, riferisce Venticinque, parla di una giovinetta. Racconta di una ragazza dal volto gentile. Ma “quando le mostrano la foto non l’associa”. Quindi non la riconosce. Nel corso del processo in Corte d’Assise – in cui sono imputati il maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, sua moglie Annamaria e suo figlio Marco, tutti di Teano – durante la sua testimonianza, l’appuntato Cuomo, ha evidenziato: “Ad Arce siamo andati verso le 00.30 e davanti alla caserma c’erano delle persone che avevano bisogno di aiuto; erano due uomini che Tuzi conosceva, mi disse che erano i fratelli Antonio e Guglielmo Mollicone. Ci dissero che non riuscivano a rintracciare Serena e che nessuno ne aveva notizie. Mentre parlavamo con loro fece rientro il maresciallo Mottola, a bordo di una lancia K blu, parcheggiò la macchina e venne verso di noi. Tuzi riferì a Mottola il problema dei Mollicone”.

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