Pignataro Maggiore – Voleva vivere, non voleva andare al macello. Una fuga disperata per sfuggire alla morte certa, inseguimento e sparatoria in pieno centro abitato. Almeno 30 colpi di arma da fuoco esplosi in pieno giorno, tanta paura fra i residenti e tante polemiche. Trenta proiettili non lo hanno fermato. Lui non è caduto. Anzi ha avuto ancora la forza di sfondare un cancello di un cortile nel vano tentativo di cercare scampo al suo tragico destino.
“Non abbiamo avuto altra scelta, il toro di oltre 12 quintali, ci veniva addosso, con la testa bassa caricava noi e le nostre auto messe di traverso sulla strada che conduceva in piazza. Così per evitare che l’animale arrecasse danni alle persone presenti in zona, abbiamo aperto il fuoco. Io personalmente ho esplodo diversi colpi dalla mia pistola di ordinanza. Anche i carabinieri che erano con me hanno sparato per fermare l’animale. E’ stato un atto necessario, che abbiamo fatto a malincuore, per tutelare l’incolumità delle persone”.
E’ questo il riassunto dell’accaduto fatto da Alberto Parente, comandante della Polizia Municipale di Pignataro Maggiore, sui fatti avvenuti oggi. Il protagonista non è stato un uomo ma un grosso toro, un bufalo di diversi quintali, 12 come precisa lo stesso Parente. Potente e coraggioso. Per nulla rassegnato a morire come tanti altri suoi simili nel mattatoio del paese. Lui voleva vivere. Quando hanno cercato di condurlo all’intero della struttura per la macellazione è scappato, è morto in cerca della libertà, è morto dopo aver combattuto fino all’ultimo respiro, fino all’ultima goccia di sangue, Poi il suo cuore ha smesso di battere e tutto è andato come doveva finire: un toro macellato e sezionato.
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