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MONDRAGONE – SECONDO BAMBINO SOTTOPOSTO AL TAMPONE. SI STUDIA LA “EXIT STRATEGY”

MONDRAGONE –  Circa settanta i casi certificati, attualmente, nei due mini focolai scoppiati negli ultimi giorni tra Mondragone e Falciano del Massico, che hanno portato a delimitare come zona rossa l’area dei Palazzi Cirio nella città del litorale domizio ed a chiudere un’azienda per la quale lavoravano tutti dipendenti sui quali è stata riscontrata la positività al tampone da Covid-19.

Dopo oltre 5mila tamponi effettuati negli ultimi giorni, ora sarà importante capirne l’evoluzione: se non ci saranno ulteriori picchi (così come in realtà si crede) dall’8 luglio ci potrebbe essere già la revoca del cordone sanitario attorno ai Palazzi Cirio. Ovviamente andranno monitorate le persone attualmente positive (quasi una settantina solo quelle residenti a Mondragone) ma si potrebbe anche tornare alla “normalità”. La exit strategy ideata dalla Regione Campania è quella di sottoporre nuovamente aL tampone tutte le persone residenti ai Palazzi Cirio (poco più di 700) per verificare la situazione e capire se, intanto, c’è stata una evoluzione o meno del contagio.

Nella zona rossa di Mondragone sono risultati positivi al Covid-19 due bambini della comunità bulgara che risiede nei palazzi ex Cirio. Un altro à in attesa del secondo tampone, è asintomatico ma in quarantena a casa”. Ad affermalo all’agenzia ‘Dire’ è Giuseppe Parisi, presidente della Società italiana di Pediatria (Sip) della Campania, che non nasconde preoccupazione per il focolaio nella sua regione. “E’ una situazione che va attentamente controllata perché venuta fuori solamente per caso, attraverso la positività di una donna bulgara che ha partorito all’ospedale di Sessa Aurunca. Il bambino non ha contratto il virus dalla madre e da quest’ultima si è risaliti alla comunità di Mondragone”. Il presidente Sip Campania spiega anche che “i due positivi asintomatici in età pediatrica sono un bimbo di 10 mesi e una bambina di 8 anni. Entrambi – conclude – sono ricoverati nell’unità di crisi del Policlinico Federico II di Napoli”.

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