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CASTELVOTURNO – Caso Belmonte, i periti della Procura: le due donne si suicidarono

Castel Volturno. Caso Belmonte: il perito della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ha depositato ieri la consulenza, rispondendo in ben trecento pagine ai quesiti che sono stati chiesti dal Pm Silvio Marco Guarriello per accertare le cause della morte della moglie e della figlia del professore Belmonte: Elisabetta Grande e Maria Belmonte. L’ anatomopatologo Francesco Introna,  dell’Università di Bari,  è arrivato alla drammatica conclusione che le due donne verosimilmente si sono suicidate. Ciò è stato dedotto dal posizionamento dei resti cadaverici. Molto probabilmente la morte è stata causa da un’ingestione di una massiccia dose di barbiturici . Infatti nella bacinella che gli investigatori ritrovarono accanto alle due donne sono state repertate tracce di Benzodiazepina, un potente tranquillante. Il perito, inoltre,  è riuscito a repertare sui resti anche tracce di acido muriatico e di Tallio, un potete topicida. Sostanze che, secondo il perito, sono state cosparse sui corpi già cadaveri da una terza persona. Allo stato attuale il perito ha anche escluso il caso che si sia potuto trattare di un omicidio e poi suicidio perché sui resti non sono state trovate tracce di morte violenta. E’ probabile che mamma e figlia abbiano deciso di farla finita, perché Maria era diventata troppo inquieta e violenta anche contro la madre e che abbiano poi deciso di percorrere insieme l’ultimo tratto della loro vita in comune. Gli accertamenti effettuati hanno permesso di poter affermare che gli scheletri ritrovati appartengono proprio a Maria Belmonte e Elisabetta Grande. E’ possibile affermare che tutta la putrefazione dei corpi si attuò nel vespaio dove furono ritrovati i resti scheletrici. Le salme in tale luogo subirono ripetutamente un’azione di lavaggio da parte di acqua piovana e furono cosparse con un rodenticida a base di tallio e con DDT. Atteso il continuo allagamento del vespaio posizionato alla base della villetta, non è stato possibile stabilire l’epoca di morte minima. In realtà la scheletrizzazione in atto sembrerebbe  far pensare alla possibilità, sulla scorta di indagini sperimentali, con criterio di attendibilità, che sulle salme ancora fresche o anche in iniziale fase putrefattiva, possa essere stato versato Acido Muriatico ad elevata concentrazione di HCI. Non è possibile affermare se vi fu commorienza o premorienza di una delle due donne. Secondo il dottor Introna quindi la causa di morte è da individuarsi in mancanza di qualsiasi lesione traumatica ossea che possa identificare una chiara causa lesiva in una ipotesi suicidiaria da ingestione di Lormetrazepan.  E’ probabile anche che Domenico  Belmonte, scoperto i cadaveri abbia cosparso sui loro corpi l’acido per accelerare la putrefazione e il topicida per tenere lontano gli animali indesiderati che avrebbero potuto sparpagliare le ossa. Ipotesi tutte da valutare per questo motivo il pubblico ministero Guarriello ha convocato per il prossimo 2 maggio i due indagati in procura,  il dottore Belmonte e il genero Salvatore  Di Maiolo  per un confronto in quanto devono essere ancora chiariti dei punti discordanti. Inoltre per il prossimo 10 giugno è stato fissato in Cassazione il ricorso del pm per l’arresto di Belmonte il quale venne scarcerato dal tribunale del riesame su ricorso degli avvocati difensori  Rocco Trombetti e Carlo De Stavola. La procura inoltre sta cercando ancora di far luce su un certo Carlo, un amico columbiano di entrambe le donne. Il dottor Belmonte non ha saputo dire nulla in merito a questa amicizie delle sue donne. Dal diario di Elisabetta Grande si è potuto apprendere che questo Carlo vive in Columbia e che ha avuto problemi con la giustizia ed è stato aiutato economicamente dalle due signore che provvedevano a mandargli diversi bonifici e a consultare in suo aiuto anche un legale napoletano. maria giovanna pellegrino

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