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Casertana, periodo difficile: serve tornare a vincere


Non è certamente un gran bel periodo per la Casertana, che arriva da quattro pareggi e una sconfitta nel corso delle ultime cinque partite. Il quattordicesimo posto a quota 31 punti è esemplificativo di come la squadra campana non riesca davvero più a vincere.

In Europa, però, ci sono tante squadre che hanno fatto di peggio: nelle ultime cinque giornate, in Premier League, ad esempio, il West Ham è riuscito a perderne tre e a pareggiarne solamente due. Un ruolino di marcia da retrocessione, peggio ancora di quanto fatto dal Norwich, che è ultimo in classifica a quota 18 punti e che ha collezionato almeno 4 punti negli ultimi 5 match.

Proprio in riferimento al West Ham, su L’insider è stata pubblicata un’interessante intervista a tre, con alcuni giocatori che sono stati protagonisti anche nel campionato italiano, ovvero Carlos Sanchez, Angelo Ogbonna e Felipe Anderson. Il primo ha vestito la maglia della Fiorentina, il secondo quella di Torino e Juventus, mentre il terzo ha giocato con la Lazio, diventando anche per qualche stagione uno dei pezzi più pregiati della rosa a disposizione di patron Lotito.

Si tratta di giocatori che hanno sperimentato il calcio inglese per la prima volta nella loro vita e hanno trovato numerose differenze rispetto a quello italiano. Proviamo a capirle insieme. Prima di tutto, i metodi di allenamento. Non c’è ombra di dubbio, secondo Angelo Ogbonna, che entro i confini italiani ci si alleni decisamente di più. Inoltre, c’è un’abitudine, quella di fare la doppia seduta che, seppur non apprezzata ovviamente tantissimo da parte dei calciatori, è una sostanziale differenza con la Premier League, dove invece non esiste ancora.

Felipe Anderson ha voluto sottolineare come in Inghilterra ci si alleni molto di più con il pallone, mentre in Italia anche la componente fisica e tattica vengono allenate tantissimo. In fondo, è normale: tutte queste differenze derivano anche dai ritmi, totalmente differenti, con cui vengono affrontate le partite. Felipe Anderson non ha usato mezzi termini nel mettere in evidenza come, dopo il trasferimento in Premier League, gli ci siano volute ben dieci gare prima di riuscire a sostenere certi ritmi. Sì, dal momento che in Inghilterra veramente il gioco non si ferma nemmeno un attimo: si corre per tutti i 90 minuti, i ritmi sono estremamente intensi, le due squadre sono sempre all’attacco alla ricerca del gol. E, sempre per Felipe Anderson, c’è stato un osso duro in Premier League che gli è rimasto ben impresso: si tratta di Van Diik, roccioso difensore del Liverpool, che gli ha dato parecchio filo da torcere in ogni sfida tra le due compagini.

I giocatori in Inghilterra sono molto più propensi ai duelli individuali, mentre in Italia la tattica, anche in difesa, è al primo posto. Come ha sottolineato Felipe Anderson, il gioco in Italia è più gestito ed equilibrato e non si raggiunge la stessa intensità, su entrambi i lati del campo, che c’è in Premier League. Anche in difesa, questo approccio tattico, c’è un lavoro di reparto molto più complesso che in Premier League, dove invece si accentuano tanto gli uno contro uno tra difensori e attaccanti.

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