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SAN MARCELLINO – Di Caterino, convalidato fermo per presunto omicida

AVERSA (maria giovanna pellegrino) –  Da vittima a carnefice, per difendersi da un’aggressione legata a stupidi motivi, ha colpito a morte uccidendo  con due fendenti  Emanuele Di Caterino,  il 14enne che è deceduto dopo un paio d’ore in ospedale dove era stato trasportato la notte tra domenica e lunedì scorso ad Aversa. Nessuna traccia del coltello che non è stato trovato dagli investigatori. Intanto Il Gip del Tribunale dei Minori di Napoli Piero Avallone ha convalidato ieri mattina il fermo del ragazzo di 17 anni – A.V. di San Marcellino – per l’omicidio di Emanuele. L’udienza di convalida si è tenuta nel centro di accoglienza minorile dei Colli Aminei a Napoli dove il 17enne è  recluso. Il fermo è stato  trasformato in ordinanza di custodia cautelare in carcere con l’accusa di omicidio volontario. Al momento la Procura non ha contestato alcun aggravante, poiché il 17enne, difeso dall’avvocato Mauro Iodice, ha fornito agli inquirenti dei nuovi spunti investigativi rispondendo a tutte le domande che gli sono state rivolte per far luce sul grave fatto di sangue. Al Gip che lo ha interrogato il giovane ha dato una versione agghiacciante dei fatti. Il suo racconto, la sua difesa, stando anche ad alcune testimonianze raccolte in loco, getta numerose ombre sul gruppetto di adolescenti con i quali egli ha avuto lo scontro. Una cerchia di amici che ha alle spalle famiglie di un certo spesso come l’ex primula rossa Zagaria e che per questo motivo si sentivano forti ed intoccabili. A. V.  è imparentato con gli Schiavone con Sandokan e poiché ultimamente i rapporti tra gli Schiavone e Zagaria non erano più “cordiali” è probabile che questa inimicizia possa aver fatto da attrito anche tra i parenti più giovani. Il 17enne pare che sia stato aggredito dalla comitiva che frequentava abitualmente quella zona, semplicemente perché egli non essendo del posto non era il benvenuto. E’ stato avvicinato ed invitato ad andare via perché  quella  movida era off-limits per lui. A. V. ha fatto resistenza ed è stato pestato. Il ragazzo, infatti, ieri mattina si è presentato davanti ai magistrati con metà volto tumefatto. “Mi sono difeso da un atto di bullismo, il coltello non era mio”, l’ho sfilato dalle mani di uno di loro e ho incominciato a brandirlo per allontanarli e per difendermi. Prima mi avevano pestato e non so se con delle pietre o con un casco mi hanno fracassato l’auto”.  Stando alla sua ricostruzione, dopo aver riaccompagnato la fidanzata a casa, alle undici di domenica sera ha raggiunto alcuni amici che si erano riuniti fuori al bar Bistrot di Aversa quando, un gruppo di una decina di ragazzi, hanno cominciato a schernirlo e, successivamente ad aggredirlo. Gli avrebbero sfondato il vetro del finestrino della sua Smart ed i paraurti con un casco per moto e lo avrebbero colpito in più punti del viso con pugni e schiaffi. Uno del gruppo, a un certo punto, avrebbe estratto un coltello dai jeans e il 17enne, per difendersi, lo ha strappato dalle mani del bullo e ha cominciato a colpire i ragazzi che lo stavano aggredendo. “Non conoscevo la vittima, non escludo che abbia colpito anche lui, è accaduto tutto velocemente”, ha spiegato. Subito dopo, avendo preso coscienza di aver ferito in modo grave un ragazzo, è scappato ed è stato rintracciato dai carabinieri alcune ore dopo con la collaborazione dei suoi genitori. Agli atti risultavano le foto del finestrino dell’auto ridotto in frantumi. Il difensore del giovane, l’avvocato Mauro Iodice, ha chiesto che vengano acquisite le immagini delle telecamere dell’ufficio postale di Aversa e dell’Agenzia delle Entrate che si trovano nei pressi del Bar Bistrot. Le immagini potrebbero restituire la verità sulla dinamica dei fatti. Inoltre non è stata trovata l’arma del delitto. Nessuna traccia del coltello con il quale il 17enne ha colpito. Per la difesa il ritrovamento del coltello potrebbe essere un punto a favore della difesa poiché vi si potrebbero repertare altre tracce di Dna o impronte che potrebbero avvalorare ciò che il giovane ha detto. Anche le telecamere potrebbero aver registrato i vari momenti dell’aggressione e dunque far emergere un’altra drammatica verità. Inoltre potrebbero aver ripreso anche il momento in cui è stato fatto sparire il coltello. L’avvocato Iodice per il momento non intende
fare subito ricorso al tribunale del riesame, ma vuole aspettare l’esito delle attività investigative sollecitate, perché crede fermamente alle parole del suo assistito, il quale avrebbe reagito anche se in maniera eccessiva per legittima difesa. Presso l’abitazione del 17enne non è stata fatta alcuna perquisizione. Sotto sequestro è finita solo l’auto che il 17enne guidava senza patente, la quale riporta numerose ammaccature. Intanto ieri è stato fatto l’esame autoptico sul cadavere di Emanuele presso l’Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Napoli. L’ispezione cadaverica  ha accertato che il 14enne è stato attinto da due colpi di arma da taglio dalla lama di 10 centimetri.  Una pugnalata alla spalla sinistra ed una seconda, quella mortale, all’altezza del petto. I risultati della  perizia del Medico legale saranno  fondamentali per capire la dinamica dell’aggressione e per stabilire se Emanuele è stato accoltellato mentre tentava di scappare o se è stato colpito durante una
colluttazione.  La salma è stata poi liberata e messa a disposizione dei familiari per i funerali che verranno celebrati questa mattina alle ore 11 presso la Parrocchia di Santa Croce a San Marcellino, per i quali il commissario prefettizio non ha disposto il lutto cittadino.    

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