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CAPUA – Estorsioni, due in manette

CAPUA – L’altra mattinata, i Carabinieri della Compagnia di Capua hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di due affiliati al “clan dei casalesi” fazione Schiavone-Zagaria per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, emessa dal Tribunale di Napoli su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia.
L’attività investigativa, condotta dal Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Capua ed avviata in seguito alla denuncia di un imprenditore locale, ha consentito, mediante servizi di osservazione e pedinamento, di raccogliere gravi elementi indiziari riguardo i due indagati che, nei giorni scorsi, avevano avvicinato un imprenditore, a cui avevano avanzato una richiesta estorsiva per nome e per conto del clan “dei casalesi”.
La denuncia, che scaturisce dal coraggio e dalla chiara volontà della vittima di non sottostare alle leggi locali “camorristiche”, ha dato la possibilità agli investigatori: di identificare compiutamente i due indagati;  di ritenere che, nonostante i numerosi arresti operati negli ultimi tempi nei confronti di esponenti del citato sodalizio criminale, lo stesso continui ad operare non solo attraverso vecchi fiancheggiatori, ma anche utilizzando nuove leve, specie nella gestione delle tangenti ai danni di imprenditori.
In manette sono finiti Nobile Amergio di Grazzanise e Gravante Raffale di Capua,
accusati di estorsioni in concorso aggravata dal metodo mafioso. La vittima è un  imprenditore capuano specializzato nel commercio dell’arredo da giardino. I due estorsioni pretendevano 2500 euro al mese per il fitto di uno spazio adibito ad attività commerciale. In realtà lo spazio è di proprietà della regione. Quindi i due non avevano titolo per chiedere la somma di denaro. Dopo la denuncia dell’imprenditore sono scattate le indagini  dei carabinieri della Compa-gnia di Capua che hanno portato agli arresti eseguiti l’altra mattina.  clan dei casalesi è un cartello camorristico della Provincia di Caserta che prende il nome dalla sua città d’origine, Casal di Principe. Ne fanno parte differenti clan. Le attività della cosca sono state segnalate in diverse regioni d’Italia (Lazio ela Lom-bardia in testa), con una forte presenza riscontrata anche in alcuni stati europei (Spagna e Scozia).
Secondo una stima della DNA il fatturato risultante delle aziende controllate dal clan e dei traffici illeciti si aggirerebbe attorno ai 30 miliardi di euro.
Inoltre dal 1985 al 2004 sarebbero stati compiuti dal clan 646 omicidi.  La mafia casalese non è una qualunque organizzazione criminale all’interno della camorra, ma una vera e propria organizzazione criminale, aventi tratti tipici paragonabili alla ‘ndrangheta o a cosa nostra, che oggi si sta dimostrando avere una influenza maggiore rispetto alle altre mafie italiane. ‘attività di questo clan si radica profondamente nella storia del territorio dell’agro aversano e ha inizio alla fine degli anni settanta attraverso la figura di Antonio Bardellino.
Il boss ebbe l’iniziativa di creare il consorzio del cemento dove le varie imprese si sarebbero recate per acquistare il cemento ad un prezzo maggiorato evitando in questo modo ai vari membri del clan di spostarsi cantiere per cantiere a chiedere le estorsioni.
Già a partire dalla fine degli anni settanta, Bardellino intuì che il futuro dei traffici illegali sarebbe stato rappresentato dalla cocaina, capace di alimentare a lungo termine un affare molto più redditizio rispetto a quello dell’eroina.
cs

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