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PIEDIMONTE MATESE – Beni confiscati alla mafia, il senatore Sarro contro Libera

piedimonte matese.  Carlo Sarro, il deputato campano del Pdl, nella precedente legislatura componente della commissione antimafia al Senato, se la prende con don Ciotti, presidente dell’associazione antimafia Libera. Agli atti di Palazzo Madama l’esponente pidiellino, ora alla Camera, lascia infatti una interrogazione ai ministri dell’Ambiente, Corrado Clini, e degli Interni, Annamaria Cancellieri, nella quale chiede di conoscere se gli immobili confiscati alla criminalità organizzata ed assegnati a Libera siano in possesso di tutte le autorizzazioni edilizie. Iniziativa apparentemente inspiegabile: proprio Sarro, che è anche avvocato amministrativista e commissario dell’ambito territoriale ottimale 3, quello del Casertano, ha infatti impostato la sua recente campagna elettorale all’insegna della battaglia contro le demolizioni delle case abusive, fino a diventare un faro per i vari comitati sorti in ogni angolo della regione a tutela del presunto «abusivismo di necessità». La si comprende, però, alla luce della sottoscrizione, da parte del sacerdote, dell’appello di Legambiente contro il disegno di legge proposto da Francesco Nitto Palma in autunno e reiterato ad inizio marzo, finalizzato alla riapertura dei termini del condono edilizio 2003 in Campania ed alla moratoria dell’esecuzione delle sentenze di demolizione passate in giudicato. Scrive Sarro: «L’associazione Libera risulta essere destinataria di alcuni immobili, giustamente sottratti al patrimonio della criminalità organizzata, da gestire in conformità alla normativa del settore». Aggiunge: «Nell’appello di Legambiente si plaude agli interventi di demolizione dei manufatti abusivi e si esorta a proseguire in questa direzione».  Chiede, pertanto, «di conoscere i titoli abilitativi (permesso di costruire, nulla-osta ambientale, ecc) che rendono legittimi gli immobili assegnati all’Associazione Libera su tutto il territorio nazionale. Di conoscere tempi, modalità e costi degli interventi di demolizione da riservare a quegli immobili assegnati a Libera, che all’esito della richiesta verifica, dovessero risultare privi di autorizzazione e, comunque, non conformi alle disposizioni urbanistiche, edilizie e paesaggistiche vigenti». Prosegue, il deputato azzurro, sul filo dell’ironia, citando letteralmente un passo del testo di Legambiente, sottoscritto oltre che dal sacerdote, da centinaia di persone, tra le quali il giurista Stefano Rodotà, il magistrato Donato Ceglie, gli scrittori Carlo Lucarelli e Roberto Saviano, il vicepresidente di Confindustria, Ivan Lo Bello. Dunque:«Chiedo queasti accertamenti proprio per non bloccare i tentativi coraggiosi di procedere agli abbattimenti che, se pure con difficoltà, in qualche parte d’Italia si cominciano a fare». Parole, quelle del parlamentare, destinate a suscitare polemiche. Ieri don Ciotti era in viaggio e risultava irragiungibile al cellulare. Risponde, però, don Tonino Palmese, che insieme a Geppino Fiorenza è uno dei due referenti campani dell’associazione. «Apprendo ora soltanto di questa interrogazione», premette. Chiede che gliela si legga. Poi dice: «Sono sinceramente sbalordito. L’ex senatore, ora deputato, ignora, evidentemente, che Libera non gestisce alcun bene confiscato alla malavita. Il nostro ruolo è di mediare tra l’Agenzia nazionale per i Beni Confiscati e le associazioni che chiedono di gestirli a fini sociali. Prova ne sia che la nostra sede in Campania è in un palazzo della regione al Centro Direzionale, non in un bene confiscato».  cs

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