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CALVI RISORTA – Tesori caleni, dimenticati da tutti

CALVI RISORTA – In un questo tempo di Pasqua, non è possibile dimenticare un vero e proprio tesoro: il bellissimo affresco bizantino dell’XI sec. raffigurante la Crocifissione di Cristo, con ai lati la Madonna e l’apostolo Giovanni. L’affresco, abbandonato a se stesso, nella Grotta dei santi Calena (in territorio di Pignataro Maggiore) è parte di un ciclo pittorico di ben ampio di 80 affreschi di Santi e si distingue per due importanti caratteristiche il Cristo Crocifisso, nonostante la grande sofferenza, ha gli occhi ben aperti e sul legno della Croce non appare in carne ma scheletrico, a testimoniare che la  sofferenza di Cristo è stata serena fino alla fine. In questi giorni quindi, l’Archeoclub “Cales”,  è ritornato a parlare di questa Crocifissione che è un’opera unica in Campania. In occasione della X Settimana Santa, infatti, il sodalizio caleno, ha illustrato agli studenti le interessantissime grotte affrescate dei Santi e delle Formelle. Una buona occasione, quindi,  per ricordare lo stato di completo abbandono in cui sono state lasciate dalla Sovrintendenza ai monumenti. “Non si può far finta di niente – ha spiegato il presidente dell’Archeoclub caleno Paolo Mesolella –  passano gli anni  e le Grotte affrescate dei Santi e delle Formelle, rimangono sempre più abbandonate a se stesse. Con gli affreschi bizantini che scompaiono dalle parete, strappati a forza con il motosega. O bucati da punteruoli e completamente fradici  per l’umidità”. In verità, osservando lo stato in cui si trovano questi due importanti monumenti caleni si rimane senza parole.  Hanno rubato nel tempo sia dinersi affreschi della Grotta dei Santi (X sec.), sia quelli che impreziosivano la Grotta delle Fornelle (XI sec.) a Calvi Vecchia. Un danno irrecuperabile. Hanno forzato il cancello di ferro e poi, con un motosega, hanno brutalmente strappato gli affreschi dalla parete. Tutti i volti dei santi, ad uno ad uno, sono spariti: Sant’Elena, S. Giovanni Evangelista, il Battista; sfigurata La Madonna Regina con il Bambino, deturpati il Banchetto di Erode, l’Ascensione e l’intera cappella con le preziose iscrizioni, S. Caterina, S. Benedetto, la Natività ed il Cristo sulla volta. A stento si riconosce ancora S. Paolo ed il bellissmo affresco della Crocifissione, nascosto sotto la calce. E nella grotta sono rimasti i segni del saccheggio: il cancello manomesso, le immondizie e centinaia di graffiti-ricordo su quel che rimane degli affreschi, ricoperti da un denso strato biancastro, dovuto ai depositi di sali lasciati dalla forte umidità del luogo. Anche la Grotta delle Fornelle, scavata nel tufo sul margine sinistro del Rio dei Lanzi, ha una storia e interessanti dipinti di età longobarda da conservare. Invece hanno asportato gli affreschi, hanno deturpato le mura, e forzato il cancello di questo mausoleo destinato a custodire le salme dei personaggi di rilievo. L’affresco dell’Assunzione sulla parete di fondo, per esempio, aveva un valore funerario e fu fatto fare dal conte Pandolfo (probabilmente nel 1023) e da sua moglie Gualferada, mentre la decorazione della cappella si deve a Icmundo. La cripta, invece, conteneva le tombe dei due conti.

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