Carinola / Sessa Aurunca (terza puntata) – E il giudice del Tar, che fa? Manda la pubblicità. Potrebbe essere riassunta così – parafrasando la frase utilizzata dai conduttori quando interrompono un programma per mandare in onda uno spot pubblicitario – l’udienza davanti al Tar di pochi giorni fa. Ma c’è una differenza: al Tar il “programma” non è mai iniziato. E’ stata mandata solo e sempre la pubblicità.
Il 30 ottobre scorso, come si ricorderà, erano attese le determinazioni dei giudici dell’VIII Sezione del T.A.R. Campania chiamati a decidere sul ricorso presentato dai soci della CLE.PR.IN. Srl contro le ordinanze di sospensione dei lavori e demolizione dei manufatti abusivi emesse dall’Amministrazione comunale di Carinola in conseguenza delle gravi irregolarità urbanistiche, edilizie ed ambientali riscontrate e contestate. Nonostante, come visto, sui medesimi illeciti sia già intervenuto un decreto di sequestro preventivo di carattere penale emesso dal Tribunale di S. Maria C.V. su richiesta di quella Procura; nonostante l’impressionante totale situazione di abusivismo in cui l’azienda versa ed ha sempre versato, puntualmente e dettagliatamente ormai rivelata e resa pubblica da questo ed altri organi d’informazione; nonostante i titolari della CLE.PR.IN. Srl non abbiano in merito a tali accuse neanche “tentato” di azzardare uno straccio di smentita (e come potrebbero?); nonostante i conseguenti e sempre più continui interrogativi da parte di un’opinione pubblica ormai sconcertata da una vicenda che assume sempre più i contorni del grottesco; nonostante tutto ciò, come peraltro purtroppo previsto, i giudici amministrativi hanno ancora una volta deciso di … non decidere.
Hanno così pilatescamente accolto l’ennesima richiesta di rinvio dei titolari Picascia e Beneduce, speigando che “… si riservano la produzione di ulteriore documentazione”. Ma di che? Se non hanno nessuna autorizzazione?
Non è bastata l’indignazione degli avvocati del Comune di Carinola che l’hanno giudicata come pretestuosa e finalizzata al solo scopo di prendere altro tempo. Bisognerà attendere il mese di aprile del prossimo anno per vedere se si riuscirà a capire la decisione dei giudici del Tar su una vicenda che sta assumendo sempre più i contorni di un vero scandalo.
Si, perché, quello che i giudici del TAR probabilmente non sanno, così come non lo sa la gran parte dell’opinione pubblica, è che i titolari della Cleprin – per lungo tempo nel ruolo di super erori dell’anticamorra, non sono nuovi a questi frangenti, ovvero, parafrasando: la CLEPRIN perde la sede ma non il vizio. Si, perché anche a Sessa Aurunca l’azienda ha versato nella identica situazione di abusivismo ed illiceità, con una sola differenza, non già per due anni, come a Carinola, ma “appena” per una quindicina di anni.
Erano infatti i primi del 2000 circa quando gli imprenditori impiantavano la loro azienda in località Casamare di Sessa Aurunca, in assenza di qualsiasi autorizzazione urbanistica, su di un terreno ad esclusivo uso agricolo e senza che fosse mai intervenuto alcun cambio di destinazione d’uso, con una sola concessione edilizia per la ristrutturazione di un rudere agricolo di 80mq, in assenza di qualsivoglia certificato di agibilità (condizione quest’ultima, come noto imprescindibile all’esercizio di qualunque attività imprenditoriale e commerciale, anche quella di venditore ambulante di noccioline), senza un’autorizzazione sanitaria valida pur producendo prodotti altamente inquinanti.
La miopioa nel municipio di Sessa Aurunca
Tutto avveniva grazie alla “miopia” degli amministratori del Comune di Sessa Aurunca, che per dieci lunghi anni fanno finta di nulla vedere non accorgendosi che sul loro territorio opera uno stabilimento di alcune migliaia di metri quadri (non 80mq) che assume, produce e vende, ma che, come tale, ovviamente non ha mai pagato un solo euro di tasse (più di 600.000 euro di evasione accertati al 2017 dall’Agenzia delle Entrate) nè di imposte e tributi comunali, non essendo, ovviamente, neanche iscritta al ruolo del Comune di Sessa Aurunca (centinaia di migliaia di euro evasi tra IMU – TARSU, ETC.). Tutto ciò, ovviamente con buona pace della legalità.
Solo dopo “appena” dieci anni, gli amministratori sessani, finiranno (a suon di esposti e denunce) per accorgersi che la CLEPPRIN è totalmente abusiva ed irregolare. Il Comune emette, di conseguenza, due ordinanze sindacali : una di sospensione dei lavori e l’altra di demolizione della fabbrica. Tutti sono contenti e le carte sono a posto: la CLE.PR.IN. fa finta di proporre ricorso al TAR, ma stranamente senza richiesta di sospensiva ed il Comune di Sessa Aurunca, da parte sua, fa finta di non accorgersi che, di conseguenza, le sue due delibere hanno piena ed immediata efficacia e se le tiene invece ben chiuse in un cassetto per altri cinque anni. Dimenticanza.
Nel frattempo però Picascia e Beneduce, ormai etichettati come “vittime della camorra” e “paladini della legalità”, grazie ad una sapiente gestione mediatica ed all’incomprensibile quasi servile asservimento di alcuni giornalisti, anche di fama, aumenteranno esponenzialmente la sua immagine anticamorra e legalitaria che finisce per travalicare l’ambito locale. Così decine di autorità fanno a gara per sedere e farsi ritrarre al fianco dei paladini della legalità che, dal canto loro ne approfittano per far dimenticare il oro abusivismo e … fare affari. Il Comune di Sessa Aurunca si ricorderà della CLEPRIN solo il 15 luglio 2015 quando, sotto la pressione continua di denunce ed esposti, disporrà un ulteriore sopralluogo (del tutto inutile visto che era già stata accertata la totale illiceità dell’azienda) che, ovviamente, non potrà che confermare il totale abusivismo dell’azienda. Provvidenzialmente, o purtroppo, però dopo solo qualche giorno scoppierà un bell’incendio che distruggerà uno dei capannoni dell’azienda. Ma questa è già un’altra storia.