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NAPOLI – AGROALIMENTARE: CAMPANIA;NASCE PRIMO MARCHIO QUALITA’ SALUTE CONTROLLI SUI TERRITORI A GARANZIA DEI PRODOTTI DI ECCELLENZA NAPOLI. L’INIZIATIVA DEL PSI DI GENNARO OLIVIERO


 

NAPOLI – Si chiama Marchio di qualita’ salute (Mqs) e presto sara’ il nuovo brand attorno al quale riunire territori e prodotti di eccellenza della Campania. Il sistema nasce da un emendamento del presidente del gruppo consiliare Partito socialista europeo, Gennaro Oliviero, e si basa su una serie di certificazioni dei territori comunali e delle aziende che potranno scegliere di sottoporsi volontariamente ai controlli. Le Asl, con i Dipartimenti di prevenzione, saranno capofila nel monitoraggio dell’agroalimentare e della qualita’ dell’aria, della terra e dell’acqua in ogni Comune. I primi saranno quelli del Casertano, zona simbolo del disastro ecologico della Campania. Ogni Dipartimento sviluppera’ un presidio di epidemiologia ambientale correlandolo con indici di morbilita’ e mortalita’ della popolazione e di dati provenienti dal monitoraggio ambientale. I centri scientifici della Regione e le Universita’ lavoreranno agli aspetti piu’ tecnici e scientifici, alle analisi di prodotto e agli studi epidemiologici e ambientali. Un sostegno importante sara’ dato del terzo settore che avra’ il compito di sostenere il lavoro di programmazione e gestione del monitoraggio. La certificazione di Mqs, infine, sara’ rilasciata dalle Asl. ”E’ un progetto – dice Oliviero – che nasce per sostenere i prodotti campani, anche quelli piu’ di nicchia, e per migliorarne ulteriormente la qualita’. Un sistema di salvaguardia e di tutela in controtendenza con le logiche del consumismo piu’ sfrenato di questi anni”. ”La Campania – dice l’assessore regionale all’Ambiente, Giovanni Romano – soffre ancora di un’immagine negativa che si e’ costruita in questi ultimi 15 anni, soprattutto per via dell’emergenza rifiuti. Eppure la campania e’ la IV regione per la raccolta differenziata, ma questa immagine stenta ancora a venire fuori. L’agricoltura e la zootecnia – aggiunge Romano – sono un pezzo importante per il nostro Pil, bisogna dare incentivi alle imprese, ma anche farne conoscere la qualita’ con un percorso di certificazione che puo’ essere un importante valore aggiunto”.

“Marchio di Qualità sanitaria Ambientale, Agroalimentare e dell’Allevamento in Regione Campania”

Sono del tutto evidenti oggi, in parti della Regione Campania, i guasti forse irreversibili all’ambiente e all’habitat, determinati dall’incuria, dall’abbandono, dall’utilizzo dei beni di tutti a fini speculativi a volte criminali, dalla continua prevalenza dell’interesse individuale su quello collettivo.

Il concetto di sviluppo, di crescita economica prevalente nell’ultimo secolo, ha posto in via definitiva ed immanente in contrapposizione la salute ed il benessere collettivo con le esigenze di competitività/lavoro/reddito individuale; la capacità e volontà di liberamente intraprendere con  la costrizione all’immediato profitto posto come vincolo finanziario e di mercato globale e congeniale alla cultura criminale dell’intrapresa; rompendo così quello che per lungo tempo era saggiamente conservato in equilibrio fra uomo e territorio.

Questo squilibrio ha già portato al consumo e alla deturpazione del bene collettivo-habitat sia sul versante delle risorse naturali: l’aria, l’acqua, la terra, sia su quello della distruzione e abbandono delle opere che i nostri progenitori, accorti e sapienti ci hanno lasciato. Ma ha portato anche ad un crscente squilibrio sociale e di redistribuzione della ricchezza, del potere e dei diritti delle persone, nel quale i poveri sono sempre più poveri ed esclusi ed i ricchi sempre più ricchi e privilegiati. Un territorio ed un contesto sociale siffatto diviene facile preda di interessi di parte che spesso agiscono fuori della legalità e incuranti del bene comune, come evidentemente mostra la distruzione perseguita della criminalità organizzata, in molte aree della Campania ed in particolare del Casertano.  Tale condizione, porta alle estreme conseguenze il sentimento di disamore e odio per il bene comune, trasformandolo continuamente in cultura diffusa e condivisa della convenienza ad un utilizzo individuale e immediato, per esclusive e improvvide finalità di potere e danaro. Produttore di sudditanza e di sottrazione di futuro per tutti. Trasformando, allo stesso tempo, le istituzioni pubbliche in presidi inefficaci e inefficienti nel perseguire il benessere, la giustizia, l’equità sociale in mere organizzazioni produttive di reddito per ignavi affiliati, spesso complici inconsapevoli che rinunciano al proprio dovere e responsabilità per paura. Dalla scuola criminale del disprezzo per il bene comune è nato e si è incrementato il degrado dell’habitat, l’inquinamento, il danno alla salute, la compromissione del futuro, i ricavi distorsivi e produttori di sudditanza di cui stiamo dicendo.

– Dalla consapevolezza di tutto ciò e dall’amore a volte disperato per la  propria terra, hanno preso il via alcune istituzioni volute e portate avanti da migliaia di persone, cittadini, soprattutto giovani non rassegnati e decisi a ripristinare condizioni di legalità, di giustizia sociale, di lotta alla povertà. Partendo proprio dall’ambiente, dall’habitat sociale, dalle istituzioni di tutti, dalle relazioni umane non suddite ma condivise, dal bene comune. In questi anni, alcune Comunità della Regione Campania, hanno dimostrato che si può fare: recuperare e reimprenditorializzare per il benessere collettivo beni confiscati alla criminalità, beni pubblici abbandonati e degradati; ridare bellezza ai territori deturpati ed inquinati; affrontare e risolvere con successo i problemi creati dal ciclo dei rifiuti; coltivare e produrre beni alimentari rispettando e ripristinando l’ambiente; riorientare le pubbliche istituzioni verso politiche di riqualificazione che producano responsabilità, risparmio e reti di investimento a supporto dello sviluppo locale sostenibile; esprimendo leggi che a partire da esperienze esemplari concretamente realizzate possano diffondere in tutta la Regione ed oltre,  buone pratiche (vedi la L.R. sui Budget di Salute).

Ma anche le buone pratiche e le eccellenze in ogni campo che la Regione esprime se non si estendono e divengono standard della quotidianità, finiscono per rimanere isolate, emblematiche e non in grado di produrre i cambiamenti possibili, auspicabili per un rinnovato benessere ed equilibrio tra le comunità, l’ambiente e le sue risorse. Accettare quelli che non si possono cambiare e saper distinguere sempre gli uni dagli altri. Queste esperienze di rinascita, che vorremmo diffuse, presenti in tutta la Regione, dopo aver volto lo sguardo e le pratiche alla povertà e sofferenza delle persone e delle famiglie ed aver ottenuto, dimostrandolo possibile, la liberazione e la restituzione dei diritti alle persone sofferenti e intrappolate nei dispositivi mercantili di esclusione si volgono ora alla riqualificazione dell’ambiente e dell’habitat sociale, l’altra faccia della stessa medaglia.

– L’idea progetto è quella di giungere ad un sistema certificato di salute dei territori comunali – Marchio di Qualità Salute comunale – premessa alla tracciabilità di salute dei prodotti e dei processi di produzione a partenza dall’agroalimentare: Marchio di Qualità Salute prodotti.

Si tratta di un’innovazione consistente, che colloca la tracciabilità dentro un percorso certificato, democratico e cogestito con le organizzazione del terzo settore individuate sulla base degli elenchi previsti dalla Legge Regionale n. 1 del 27 gennaio 2012 art. 46 sui Budget di Salute, con la regia delle Aziende Sanitarie Locali insieme alle Amministrazioni comunali sin dalle fasi iniziali a quelle finali di ogni processo e con lo scopo di certificare un giudizio di provenienza qualitativa riconoscibile.

 

– Le Aziende Sanitarie mediante i Dipartimenti di Prevenzione competenti e responsabili del territorio saranno capofila nel monitoraggio ambientale della qualità dell’aria, della terra e dell’acqua, in ogni Comune e dei prodotti e processi produttivi agroalimentari che insistono sul proprio territorio.

 

– Ogni Dipartimento di Prevenzione svilupperà un presidio di epidemiologia ambientale correlando in modo sistemico e continuativo gli indici di morbilità e mortalità della popolazione con i dati provenienti dal monitoraggio ambientale e dagli eventi sentinella conosciuti o da ricercare. Saranno individuati così i maggiori danni e rischi per la salute insieme ai rimedi da promuovere ed evocare – Profilo di Comunità esistente e atteso.

 

– Il terzo settore, (cooperative sociali di tipo B/plurime, associazioni di promozione sociale, ecc.)  afferente agli specifici ambiti sociosanitari con particolare riguardo agli elenchi dei cogestori, come individuati nella Legge Regionale n. 1 del 27 gennaio 2012 art. 46, co-programmerà e co-gestirà il monitoraggio ambientale, dell’aria, dell’acqua, della terra e dei processi e prodotti agroalimentari, gli studi di correlazione epidemiologica ambientale, la mappatura dei beni pubblici abbandonati, degradati, e di quelli confiscati, producendo insieme alle ASL ed ai Comuni un profilo di Comunità corredato da un’analisi di fabbisogno per l’eliminazione del rischio salute in ogni ambito sociosanitario. Il profilo di Comunità sarà comprensivo della descrizione del ciclo dei rifiuti, delle indagini sull’efficienza energetica ed idrica degli edifici pubblici, del risparmio e della produzione energetica da fonte rinnovabile, delle iniziative di autorecupero e autocostruzione anche volte all’housing collettivo ed alle fattorie sociali, della valorizzazione delle iniziative presenti e da intraprendere sul versante delle imprese culturali.

– I Centri Scientifici di eccellenza della Regione e le Università, collaboreranno sulla base di appositi protocolli d’intesa per gli aspetti tecnici e scientifici concernenti il monitoraggio, le analisi di prodotto e di processo, l’epidemiologia ambientale, l’innovazione.

 

– La certificazione, Marchio di Qualità Sanitaria, sarà rilasciata dalle Aziende Sanitarie Locali competenti per territorio, di concerto con i Centri Scientifici ed Universitari della Regione, su base volontaria per quanto concerne le imprese, su base programmatica e obbligatoria per quanto concerne i Comuni e gli ambiti sociosanitari

 

Il mix pubblico/privato sociale indicato dalla legge regionale 1/2012 art.46 promuove e certifica la Responsabilità Sociale d’Impresa cosi’ come definita dalle linee guida ISO 26000 approvate dall’U.E nel 2011. L’adesione volontaria delle imprese al Marchio di Qualita’ Salute Comunale e di prodotto e’ espressione di impegno nel contribuire a uno sviluppo sostenibile, alla tutela della salute, alla  promozione dei sistemi di welfare, al ripristino della legalita’, alla consapevolezza che mai come prima d’ora la performance anche economica di un organizzazione dipende dalla sua capacità  strategica di perseguire la salvaguardia degli ecosistemi, l’equita’sociale e la sua governance.

 

– La complessita’della messa in opera del Marchi di Qualità Sanitaria (MQS) consiglia di limitarne la sperimentazione in una prima fase alla Provincia, alla ASL ed ai Comuni della provincia di Caserta. La concomitante presenza di gravi problemi ambientali e di iniziative d’eccellenza di contrasto del degrado, dell’illegalita’portate avanti da imprese sociali in cogestione con le pubbliche Istituzioni, costituisce il contesto ottimale per verificare metodologie, tecniche specifiche, obbiettivi, modelli di governance, applicabilita’ e replicabilità, risultati.

EMENDAMENTO

Disegno di Legge

“Disposizioni per la formazione del bilancio annuale 2013 e pluriennale 2013- 2015 della Regione Campania (Legge finanziaria regionale 2013)”

(Reg. Gen. n. 425)

Articolo Aggiuntivo

“Istituzione del Marchio di Qualità Sanitaria Ambientale, Agroalimentare e dell’Allevamento in via Sperimentale in Regione Campania”

“ È istituito il marchio di qualità sanitaria ambientale, agroalimentare e dell’allevamento in Campania La sperimentazione sarà condotta dalle AA.SS.LL della Regione, dall’Istituto Zooprofilattico, dall’Ircs Ceinge, per parte pubblica, e dai soggetti di cui all’articolo 46 della legge regionale 27 gennaio 2012, n. 1.”

 

– Gennaro OLIVIERO (PSE) –

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