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CALVI RISORTA – Santillo, il brigante che lottò per i Borboni

CALVI RISORTA –  Il Garibaldino Nicola Santillo abbandona Garibaldi per diventare brigante del  re Francesco II. E’ stato appena pubblicato un interessante saggio del preside Paolo Mesolella sulla leggendaria figura di Nicola Santillo, il garibaldino di Calvi che abbandonò l’eroe dei due mondi per diventare brigante del re Francesco II. Una metamorfosi la sua che è sintomatica di quel periodo storico in Terra di Lavoro, Il saggio, pubblicato nel numero di febbraio del mensile di storia e cultura  “Il Sidicino”, rappresenta uno dei primi studi sul brigante-garibaldino caleno. Nicola Santillo era un focoso brigante di Zuni, che organizzò la reazione nell’Agrocaleno, a fine marzo 1861, con una banda di trentacinque persone. Si era sparsa la voce del ritorno del re Francesco II nel Regno e lui con altri briganti si attivarono per assaltare la guardia nazionale. A Nicola Santillo nel 1860 aveva abbandonato moglie e figli per aggregarsi ai garibaldini della legione del Matese organizzata dal liberale Salvatore Pizzi ed aveva combattuto contro i borbonici in nome di Vittorio Emanuele, poi però passò nella reazione. Probabilmente, perché mosso dalla delusione verso le promesse fatte da Garibaldi ai contadini; promesse sbandierate ma mai mantenute. Nicola aveva lavorato nei campi e nella costruzione di strade ferrate. L’8 aprile 1861, Nicola Santillo issò  sulla montagna di Rocchetta una bandiera bianca, come quella napoletana e la fece sventolare per quattro giorni. In quello stesso punto, accorsero uomini da Zuni, Visciano, Petrulo, Rocchetta, Riardo e Pignataro per organizzarsi.  Nicola Santillo, il capo, promise ai volontari 50 carlini al giorno e si pose sul capo una coppola dove aveva posto un cartone con scritto, “Viva Franceso II”. Poi, quando tutto fu pronto, nella notte tra il 9 ed il 10 aprile, 35 uomini divisi in due manipoli, scarsamente armati, si mossero verso Riardo con l’intento di disarmare la Guardia Nazionale. Alle quattro di notte arrivarono a Riardo, presso il Posto di Guardia, ma furono messi in fuga dalle armi dei soldati. Al mattino numerosi testimoni fecero i nomi dei briganti che furono individuati ed arrestati “per cospirazione”. Queste infatti furono le accuse  per i 35 briganti arrestati, provenienti perlopiù da Riardo e da Calvi. Quindici briganti, in particolare, erano caleni: Don Nicola Santillo, Giovanni Cangano e Casto Sanniti di Zuni, Francesco Izzo, Bruno Verolla, Pietro Iana, Luigi e Giovanni Izzo, Salvatore e Silvestro Marrapese, Antonio Izzo di Petrulo, Michele Torrese e Pietro Prata di Visciano, Luigi D’Antico di Rocchetta e Lorenzo Bovino di Rocchetta di Pignataro.  A Nicola Santillo furono imputate le maggiori responsabilità. Il Santillo, in particolare, era capo operaio nella Regia Ferrovia, e  fu accusato di aver tentato più volte di arruolare uomini per il brigandaggio e vi era riuscito perché diceva ai suoi di poter contare sul denaro di Gaetano e Giuseppe Punzo di Teano appaltatori della ferrovia per lo Stato Pontificio. Le indagini si allargarono e in 38 furono condannati alla reclusione. Nicola Santillo, consegnartosi il 10 novembre 1862, dovette passare il resto dei suoi anni nel carcere di Santa Maria Capua Vetere.

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