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SANT’ANGELO D’ALIFE / RAVISCANINA / VAIRANO PATENORA – Papa Benedetto XVI ripete il gesto di Celestino V e si dimette.

SANT’ANGELO D’ALIFE / RAVISCANINA / VAIRANO PATENORA – Papa Benedetto XVI lascerà’ il pontificato il 28 febbraio. Il papa tedesco ha ripetuto, dopo diversi secoli, il “gran rifiuto” di Celestino V  che lasciò il potere –  perchè nauseato dalal corruzione e dagli intrighi di palazzo – per rifugiarsi in un eremo. Papa Celestino V, al secolo Pietro Angelerio, fu eletto vescovo il 29 agosto del 1294, mentre le sue dimissioni arrivarono quattro mesi dopo, il 13 dicembre. Originario di Raviscanina, Papa Celestino V fu colui che trasferì la sede della Curia da L’Aquila a Napoli, anche per l’influenza di Carlo D’Angio’. E fu proprio quest’ultimo che tento’ in tutti i modi di dissuaderlo dalla volontà’ di dimettersi, senza riuscirsi. Le spoglie di Papa Celestino V (santificato dopo appena 13 anni) sono conservate presso la Basilica di Santa Maria di Collemaggio e lo scorso anno, per una settimana, tornarono a Raviscanina, dove è nato, mentre studio’ all’Abbazia della Ferrara a Vairano Patenora.

 

La storia di Celsestino – Celestino V è stato l’unico papa che nella millenaria storia della Chiesa abbia rinunziato alle chiavi di Pietro,  è personaggio famosissimo per la santa vita, nutrita di rinunzie, rigore, ascesi, costellata da miracoli, per l’inaspettata ascesa al Soglio che accese la speranza dell’avvento dell’Ecclesia spiritualis ed ancor di più per l’altrettanto inattesa rinuncia, alla quale seguirono l’avventurosa fuga sui monti d’Abruzzo e poi verso la Grecia, quindi la cattura, gli insulti, la prigionia a Fumone e infine la morte contornata dall’alone del martirio. Le biografie del santo confessano di non poter precisare dove nacque  e dove prese i voti. Infatti il santo taceva delle sue origini per umiltà essendo nobile di nascita e per conservare i buoni rapporti coi cistercensi dai quali si era staccato.  I documenti ufficiali  di canonizzazione e Liber Pontificalis lo dicono nato nel reame di Napoli in Terra di Lavoro, in un castello di Sant’Angelo. Unico castello di Sant’Angelo in Terra di lavoro è quello di Sant’Angelo di Raviscanina, assai vicino all’Abbazia della Ferrara in Vairano Patenora nella quale il santo studiò e prese i voti. Lo studioso Caiazza ha dimostrato che il santo fu educato nel monastero cistercense di Santa Maria della Ferrara sia perché  questa abbazia è assai vicina al luogo di nascita sia perché nelle sue visioni il santo descrive il suo abate e i sui confratelli in abito bianco, lo stesso  dei Cistercensi, sia perché alcune regole del suo ordine  sono di derivazione cistercense. Inoltre, Caiazza, ha rilevato che Pietro del Morrone ha dedicato  allo spirito santo il suo ordine e le sue chiese e questa devozione è di chiara impronta della Ferrara. Questa Abbazia contravvenendo alle norme dell’ordine dedicava le sue chiese allo Spirito Santo e non alla Madonna.  Infine Caiazza ha scoperto e pubblicato nell’abbazia della Ferrara il ritratto di Pietro del Morrone nella cappelle dello Spirito Santo ove è la tomba di Malgerio Sorel, feudatario e monaco cistercense. Domenico Caiazza, in un suo recente studio avanza convincenti ipotesi, secondo le quali Pietro di Angelerio nacque, undicesimo di dodici figli, Sant’Angelo di Raviscanina, tra il 1209 ed il 1210, da una famiglia piuttosto agiata. Suo padre, Angelerio, apparteneva ad una famiglia borghese e sua madre, Maria Leone, era di nobile origine. Intorno al 1228 la famiglia si trasferì ad Isernia. Pietro studiò e fece il noviziato presso l’abbazia cistercense di Santa Maria della Ferrara, che sorgeva vicino a Sant’Angelo, in diocesi di Teano, dove apprese la regola cistercense e la devozione allo Spirito Santo e dove nel 1230 vestì l’abito.

LA FERRARA – L’incuria e l’abbandono potrebbero cancellare ciò che resta dell’antica  Abbazia della Ferrara. Oggi l’importante struttura giace in rovina e la chiesa, un tempo ammirabile per proporzioni ed ardimento architettonico, è in buona parte crollata ed è addirittura invasa dal bosco e dai rovi, sino ad essere ridotta ad asilo di animali selvatici. Inoltre,  è minacciata di crollo e distruzione persino la cappella funeraria di Malgerio Sorel, pregevole per gli affreschi ed il ritmo gotico della del XIII secolo, che probabilmente tramandano anche l’effigie di Pietro del Morrone. Dopo aver accolto Federico II e Celestino V, ospita gufi e volpi mentre il bosco ne invade le grandiose rovine. In questa abbazia era praticata una particolare e del tutto eccezionale devozione alla Terza Persona della Trinità.  Il papa Celestino V per 18 anni ha studiata nell’Abbazia della Ferrara prima di partire per Roma dove fu ordinato sacerdote. All’intero dell’Abazia spicca il ritratto che raffigura la sepoltura di Malgerio Sorel – nobile del tempo che si fece monaco e lasciò ogni avere all’abazia. Nel ritratto si scorge anche il papa Celestino V, che assiste al funerale dell’amico. L’abbazia si consolidò velocemente e conobbe tempi di grande splendore. Era così prosperosa che non sfuggì al triste fenomeno della commenda, fu cioè affidata a prelati, nipoti di papa, o membri di grandi famiglie. I Commendatari, avrebbero dovuto proteggerla, invece, permisero ad abati disonesti di trafugare titoli di proprietà, beni e addirittura ex voto. Per l’Abbazia il colpo di grazia arrivo con la confisca – avvenuta nel 1806 –  a seguito della soppressione degli istituti monastici.

 

 

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