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PASTORANO – CracK Cavamarket, aperto il processo

PASTORANO. Davanti alla Prima Sezione – Collegio A – del Tribunale di Salerno, si è aperto venerdì scorso il processo nato dall’inchiesta sul crac della società Cavamarket. Dopo la costituzione delle parti, il collegio difensivo – formato, tra gli altri, dagli avvocati Luciano Polizzi, Antonio Veltre, Lello Della Pietra, Francesco Picca, Pasquale Adinolfi e Caterina Greco – ha presentato una serie di eccezioni che vertevano principalmente sulla richiesta di invalidamento del decreto di citazione a giudizio degli imputati, a causa della genericità dei capi di imputazione presentati dalla pubblica accusa. Il Collegio giudicante, presieduto dal dottor Gaetano De Luca, si è riservato di decidere sulle eccezioni presentate e ha rinviato l’udienza al prossimo 12 giugno.
Il procedimento, che vede alla sbarra ben diciotto persone, ha tra gli imputati Castrese Catone, figlio dell’imprenditore Carlo Catone ed ex direttore commerciale del gruppo imprenditoriale di Pastorano, l’ex presidente della squadra di basket Juve Caserta, e Francesco Fusco, anche lui residente nel comune di Pastorano. Tutti sono stati rinviati a giudizio il 9 maggio dello scorso anno dal Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Salerno, Dolores Zarone, accogliendo le richieste del pm della Procura della Repubblica salernitana, Francesco Rotondo. Gli imputati sono accusati a vario titolo di bancarotta fraudolenta (articolo 216 comma 1.1 e 1.2, e comma 2, diritto penale fallimentare Regio Decreto 16 marzo 1942 n. 267) e ricorso abusivo al credito (articolo 218 comma 1 e 2), reati aggravati dalle circostanze previste dai comma 1 e 2.1 dall’articolo 219, dall’articolo 223, dall’articolo 81 cpv (concorso formale e reato continuato), dall’articolo 110 c.p. (concorso di più persone) e dall’articolo 99 c.p. (recidiva).
Secondo l’accusa, i presunti responsabili del crac avrebbero distratto beni per trecento milioni di euro attraverso operazioni finanziarie illecite. L’impianto accusatorio ruota intorno alla cessione in fitto, da parte della “GDS” (società controllata dalla HDC spa e partecipata dalla Cavamarket spa), di otto punti vendita di beni alimentari a favore della “2C S.p.A.” (società che aveva ai vertici proprio Catone e Caputo), prossimi al fallimento e nella piena consapevolezza dello stato di insolvenza. Secondo gli inquirenti nessuna somma è stata mai corrisposta a fronte dei suddetti fitti di azienda. Contestualmente la società “2C S.p.A.” ha assunto alle sue dipendenze le figure amministrative ed operative della capogruppo “HDC S.p.A.”, acquisendone, in tal modo, il relativo know how ed acquistando tutte le merci residuali della “GDS S.r.l.” ad un prezzo ritenuto inferiore e, comunque, mai corrisposto dalla società acquirente.
Nello stesso modo anche la “Cavamarket S.p.A.” ha ceduto, attraverso discutibili operazioni di cessione e locazione, la quasi totalità dei propri punti vendita, con marchio Despar (inizialmente trentatré), alla “2 C S.p.A.”, senza versare alcun canone. In occasione di tali operazioni si è realizzato, inoltre, il trasferimento dei contratti di locazione riguardanti gli immobili, di proprietà della “Trade Real Estate S.p.A.”, società rientrante nel gruppo “Cavamarket/HDC” (già adibiti a centri commerciali), di tutte le merci e le attrezzature, senza alcun corrispettivo. Gli imputati, inoltre, avrebbero effettuato una serie di operazioni dolose, attuate grazie ad una serie cessioni di quote di partecipazioni di società, fusioni e scissioni, in modo da sottrarre il patrimonio aziendale sia prima che durante le procedure fallimentari.

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